Crollo di cornicioni. Scuola evacuata in pieno centro a Catania

CATANIA – Hanno fatto evacuare in tutta fretta. Prima i più piccini, poi gli altri. E adesso fa impressione vederla tutta transennata, coi cartelli di pericolo vicino all’ingresso protetto da una tettoia allestita per scongiurare il pericolo che un nuovo crollo possa rivelarsi drammatico, tragico.

Fa impressione perché l’Istituto Comprensivo Amerigo Vespucci di Catania ospita “le sezioni A, B, C, D, E, della Scuola dell’infanzia, le classi I A, II A, II B, III A, IV A, V A della Scuola Primaria e la sezione B e le classi I C e III C della Scuola secondaria di primo grado”, così come si legge nel sito ufficiale. Dalla scorsa settimana è delimitato da transenne che dovrebbero scongiurare il passaggio lungo le facciate del plesso scolastico perché una mattina improvvisamente si sono staccati pezzi di cornicione da un paio di finestre. Soltanto il caso benigno ha voluto che al momento del crollo non passasse qualcuno di sotto. Ecco il dettaglio nelle foto che abbiamo scattato.

 

L’intervento dei vigili del fuoco, le lezioni concluse in anticipo, tutti a casa, fra la preoccupazione di docenti e genitori. Dopo avere controllato e staccato altri pezzi a rischio crollo la scuola è stata dichiarata nuovamente agibile. Anche se l’inquietudine resta. Innanzitutto perché a due passi da Piazza Duomo, dal Comune di Catania, dalla Cattedrale, la città cade a pezzi. E cadono a pezzi anche edifici dove quotidianamente si recano e trascorrono ore bambini. Edifici pubblici, scuole, quelle che dovrebbero garantire protezione al massimo prima di tutto. Eppoi la messa in sicurezza lascia a desiderare. Osservate bene le foto del cortile, quello su cui si affacciano le Terme dell’Indirizzo, altro deprimente simulacro delle condizioni in cui versa Catania.

Anche l’ingresso del cortile è stato protetto da una grezza tettoia ed un paio di transenne sono state piazzate a mo’ di avviso, di monito, lungo il perimetro interno, coi nastri biancorossi che dovrebbero fungere da limite già strappati. Così come lo sono quelli all’esterno.

 

La disposizione delle transenne dà più la sensazione di precarietà, di abbandono, di raffazzonato, di indolenza, anziché di sicurezza. Una fastidiosa percezione di costante pericolo. E basta.

Alessandro Sofia