CATANIA – Un periodo molto particolare per l’ospedale Vittorio Emanuele di Catania, nell’occhio del ciclone e criticato per servizio di vigilanza ma anche per “favoritismi”.
Tutto è partito nell’ottobre 2016, quando l’operazione “Bloody Money” prendeva ufficialmente piede scatenando un forte parapiglia generale nel mondo della sanità catanese. Indagini durate un anno che hanno visto coinvolta Elvia Sicurezza, direttore medico dell’U.O.C. di Nefrologia e Dialisi del Vittorio, 65enne e con una grande carriera professionale alle spalle. Poi anche il Cannizzaro, Le Ciminiere ed il centro Divaerum. Tutto per qualche gruzzoletto in più, come afferma l’accusa.
Oggi, tre mesi dopo, si parla di un fatto gravissimo per la sicurezza all’interno del noscomio catanese: un incidente stradale capitato, purtroppo dobbiamo dirlo, con la persona sbagliata. Mauro Cappadonna, di 47 anni, aggredì un medico del Vittorio lo scorso due gennaio (un buon regalo d’inizio anno, no?) insieme con un quartetto di suoi amici: voleva conoscere l’identità della donna ricoverata e coinvolta nell’incidente. Ancor più grave scoprire che un operatore del 118, fuori servizio, ha utilizzato il suo codice d’ingresso e ha dato il via libera al delinquente. Tantissime le polemiche, le preoccupazioni e gli attacchi alla vigilanza ospedaliera.
A provare a raffreddare gli animi ha provato a pensarci il Prefetto di Catania Maria Guia Federico, che ha assicurato l’aumento della vigilanza ed un incontro futuro con i dirigenti del Vittorio Emanuele per fare il punto della situazione. Addirittura l’Anaao Sicilia ha parlato di “aggressioni di stampo mafioso”. E il medico aggredito? Si chiama Rosario Puleo ed è stato costretto ad allontanarsi da Catania per un paio di giorni, come afferma il suo legale Fiumefreddo. Inoltre, su di lui è circolata, negli ultimi giorni, un’intervista su un quotidiano nazionale, in cui affermava di essere stato consigliato dalle forze dell’ordine di dover lasciare Catania, giudicata falsa ed infondata dall’avvocato del medico poiché “egli non ha rilasciato alcuna intervista al Corriere né ad altri organi di stampa, che pure lo hanno cercato, e che pertanto ogni ricostruzione attribuitagli è frutto di interpretazione di cui si assume la responsabilità chi l’ha scritta”.
La sua vita, però, adesso sta tornando “normale” e la sua famiglia non ha ricevuto alcun tipo di minaccia. “I suoi figli vanno tranquillamente a scuola” ha detto l’avv. Fiumefreddo.
Una situazione che continua ad essere fortemente presente nell’ambito della sanità catanese ed in generale in quella siciliana: dopo tutto questo, l’operazione “Bloody Money” era stata lasciata in secondo piano per un po’ e proprio oggi torna alla carica.
Il Vittorio Emanuele sembra proprio non avere pace: in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania, i finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un’ulteriore ordinanza di sottoposizione agli arresti domiciliari nei confronti di Gaetano Romeo, dirigente medico in servizio al reparto di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania. Prima la dott.ssa Sicurezza, oggi la sentenza per il dott. Romeo: due medici dall’invidiabile posto di lavoro che è stato tolto poiché “incastrati” e privi della credibilità di un tempo. Servirà capire cosa sentenzierà la Magistratura per parlare definitivamente di questa operazione: intanto, però, tra aggressioni e corruzioni, il Vittorio deve andare avanti.
Ma non sarà facile, poiché si è bersagliati da ogni spiffero di porta ospedaliera.
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