CATANIA – Tempi duri quelli in corso per l’Amt, Azienda Metropolitana Trasporti di Catania con stravolgimenti dirigenziali, problemi tecnici, di parco vetture, rapporti non sempre facili con i sindacati e, dulcis in fundo, aggressioni al personale in servizio. Una situazione, oggi arrivata ai minimi storici, che va avanti da diversi mesi e che sembra non trovare una vera e propria svolta, nemmeno dopo un accordo trovato con i sindacati autonomi oltre un mese fa, che aveva fatto pensare che il peggio fosse passato.
A pagare questa precaria situazione sono in primo luogo gli utenti che ogni giorno, sulle fermate delle vie del centro storico, lamentano disagi come la mancata puntualità dell’arrivo del bus che aspettano, o alcuni disservizi, come il non funzionamento dell’impianto di aria condizionata in questi caldissimi mesi estivi. Oltre a ciò si aggiungono delle perplessità riguardo ai percorsi effettuati che spesso non soddisfano le richieste dei cittadini, in particolar modo quelli più anziani, costretti di conseguenza a scendere dalla fermata e percorrere distanze notevoli prima di raggiungere le proprie abitazioni. Un quadro che al momento allontana, in tema di efficienza del trasporto pubblico cittadino, alcune ipotesi di potenziamento come l’apertura di altre due linee del Brt e tante altre nuove linee dirette per i paesi limitrofi, elementi delle quali una città metropolitana come Catania avrebbe bisogno.
A denunciare per primi questo andazzo sono i sindacati, da sempre in prima linea per combattere i momenti critici, e in merito a ciò abbiamo sentito Franco Di Guardo, segretario provinciale della Uil Trasporti che ci ha dato una visione a 360 gradi del problema. “L’azienda sta vivendo un momento particolare e le aggressioni e tutti gli altri tipi di intemperanze sono figli della stessa madre – commenta Di Guardo -. L’utente che aspetta un sacco di tempo una vettura perché il servizio non viene dato come vorremmo darlo noi, soffre e scatena la propria rabbia, seppur in modo senza ombra di dubbio sbagliato. Aggiungo che su quasi 300 vetture ne abbiamo in servizio solo 50 e l’utente pretende che il servizio equivalga al prezzo del biglietto”.
I problemi tecnici all’interno delle vetture fanno la loro parte e “i lavori per sistemare i climatizzatori – continua Di Guardo – dovrebbero essere fatti periodicamente e invece sono stati trascurati a causa dei problemi economici che l’azienda sta attraversando. Oggi l’azienda sta comprando un nuovo macchinario per il clima mentre gli altri guasti come quelli al motore li ripariamo compensandoli di vettura in vettura. Ritornando al problema dei climatizzatori la cosa preoccupante è che ne dobbiamo riparare 50 e non riusciamo a soddisfare le richieste”.
I problemi economici dell’azienda sono la conseguenza di decisioni prese a livello nazionale come la Spending Review che “ha portato diversi tagli – aggiunge Di Guardo -. Il nostro è un servizio sociale, dal 2011 diventato società per azioni, e il 35% dei guadagni lo dovremmo reperire noi sul mercato, mentre il restante 65% lo dovrebbero dividere Regione e Comune, dei quali la prima ci ha ottemperato in ritardo e il secondo è in difficoltà. Per non parlare delle nostre vetture, ormai vecchie, e delle case costruttrici che non forniscono i pezzi di ricambio. Le vetture arrivate negli ultimi anni sono state acquistate la maggior parte dal Comune che nella pratica è unico azionista”.
Infine nei prossimi anni si prospettano altre novità che porteranno l’azienda a correre ai ripari: “Nel 2019 finirà il monopolio e la nostra non sarà più una partecipata ma diventerà privata. Ciò significa – conclude Di Guardo – che dovremmo acquistare il chilometro e competere sul mercato. Una concezione del tutto diversa da quella politica. Ditte già attrezzate metteranno a disposizione le proprie vetture, ma dovremo stare attenti a non creare problemi di esubero e di occupazione. Riguardo ai problemi degli ultimi mesi si è cercato per forza di dare la colpa a qualcuno e ripeto, i tagli sono la causa di tutto e i costi per un servizio sociale come il nostro sono abnormi. I percorsi, con la recente espansione della metropolitana, vanno ridimensionati e noi dei sindacati siamo sempre attenti al lato economico del problema”.
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