Cronaca

Coronavirus e il mondo dell’intrattenimento, il dj catanese Alex Biondi: “Un settore che non è stato considerato”

CATANIA – Ci si avvia verso la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus dove sarà concessa l’apertura di diverse attività, sperando che i casi di Covid-19 non impennino nuovamente. Durante questo periodo, diverse realtà sono state messe alla prova e, per quanto possa essere incerto il presente, anche il futuro lo è altrettanto e non si sa bene come muoversi.

Ai microfoni di NewSicilia.it è intervenuto il dj catanese Alex Biondi che ci ha fatto un po’ il punto della situazione attenzionando il mondo dell’intrattenimento, che non ingloba soltanto le discoteche ma anche eventi privati e fieristici che, inevitabilmente, si sono fermati creando danni a tantissimi operatori e famiglie che vi lavorano all’interno. Parliamo di barman, cassieri, service di impianti, buttafuori, ragazzi del guardaroba, deejay, vocalist, cubisti… e, inoltre, installatori fieristici, standisti, operatori tecnici, animatori, ristoranti, camerieri.

La diffusione del Coronavirus ha reso necessario l’alt della “macchina che – normalmente – produceva un fatturato di quasi 4 miliardi di euro solo nei locali notturni. Se consideriamo anche altri luoghi, i numeri sono tragicamente triplicati. A tal proposito, Alex Biondi, ci ha spiegato: “Con noi il 15% dell’economia si è fermato. Si ferma un settore ampio e sono tante le cose che non vengono considerate. Primo tra tutte, il fatto di regalare alle persone attimi di spensieratezza. Siamo stati trascurati anche dal punto di vista economico perché, pur non lavorando, abbiamo pagato la licenza annuale e stiamo perdendo una cifra abbastanza elevata. Tra l’altro, ci sono spese che andiamo ad affrontare che lo Stato non ci riconosce. Nessuno ci ha avvisato o ci ha agevolato tramite un sussidio, per esempio. Siamo un po’ amareggiati su questo fronte“.

Siamo stati i primi a chiudere quando è scoppiata la pandemia, ma questo non vuol dire che dobbiamo essere gli ultimi a riaprire. Per l’emergenza Covid-19 noi siamo considerati ‘ad alto rischio’ di contagio. Non chiediamo di aprire subito, ma almeno vorremmo un riscontro, indicazioni su come muoverci. Ci troviamo una porta chiusa, un muro davanti, senza sapere cosa fare. Siamo soli e abbandonati“, ha aggiunto Alex.

E ancora: “Vorremmo risposte positive dal nostro Governo, che non abbiamo e non si esprime in modo chiaro considerando ogni settore. Perché qui in Sicilia non possiamo ripartire con le giuste precauzioni? Lo Stato Italiano, tra le altre cose, non blocca le tasse, le bollette, mentre in altri Paesi sì. Chi ha dei finanziamenti dietro, per esempio, non viene agevolato perché non vengono bloccati, ma accodati con gli interessi“.

Non avrebbe senso far entrare in un locale poche persone, ma basterebbero le giuste precauzioni per ripartire piano piano. Un esempio? Termoscanner e un sistema di prevenzione, un database elettronico, una sorta di banca dati che certifica che non si è positivi al Covid-19. Ovviamente è qualcosa di difficile da fare, ma non impossibile”.

Ci sarebbero tante strade da poter percorrere, una di questa è quella di evitare – senza dubbio – i grandi eventi che a Catania contava 70/80mila presenze all’anno, ma “si potrebbe partire dalla discoteca all’aperto (con le dovute misure precauzionali), non capisco cosa cambi con una piazza. Anche in questa, infatti, possono esserci assembramenti”, ha spiegato il dj.

Il problema principale, oltre le discoteche, rimane quello degli eventi privati. Nello specifico: “Quello che si è fermato di più è stato, all’interno degli eventi privati, il ramo dei matrimoni. A me ne sono slittati ben 76. Questa tipologia di eventi privati, per noi è la fonte di maggiore guadagno, sono i più retribuiti. Si tratta di un danno a largo spettro, perché non è che si blocca solo il mondo dj o animazione ma anche chi crea abiti da sposa, i fotografi, i ristoranti”.

Infine: “Soprattutto, durante la crisi economica/sanitaria in atto derivante da Covid-19, le persone hanno paura e, con i soldi che hanno da parte, non pensano a festeggiare compleanni, battesimi, matrimoni… ma utilizzano i risparmi per andare avanti. Doppio danno, quindi, anche a noi del mondo dell’intrattenimento”.

Oltre i lati negativi della quarantena, però, c’è stato qualcosa di positivo. Alex Biondi ci ha detto: “Anche noi dj ci siamo ‘arrangiati’ per come possibile facendo il nostro ‘smart working’: abbiamo fatto le dirette da casa, dai balconi, invogliavamo la gente soprattutto a non uscire da casa ed è stato davvero carino“. Quel che certo è che per ripartire occorrerà uno sforzo non indifferente, fatto di scelte e di problematiche da risolvere.

Fonte immagine Alex Biondi 

Redazione

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