Cooperative con giro d’affari da 20 milioni di euro tra Catania e Gela: favoritismi a parenti di funzionari Inps e migranti in condizioni di disagio. I DETTAGLI

Cooperative con giro d’affari da 20 milioni di euro tra Catania e Gela: favoritismi a parenti di funzionari Inps e migranti in condizioni di disagio. I DETTAGLI

CATANIA – Un modo davvero ignobile di approfittare dello stato di indigenza di persone provenienti da Paesi falcidiati continuamente dalla guerra. Questo è quanto ha portato questa mattina all’emissione di 12 misure cautelari nei confronti di altrettante persone per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, frode, estorsione e maltrattamenti.

Tutto ciò è frutto di due operazioni congiunte, anche se non sovrapponibili, delle Procure di Catania e Gela, nel Nisseno. Il procuratore Carmelo Zuccaro l’ha definita una vera e propria attività di sciacallaggio su persone deboli, che ha visto tra l’altro la complicità di due funzionari Inps, Natale Di Franca, 59 anni, e Paolo Duca, 50 anni, quest’ultimo in servizio nella sede di Sondrio, in Lombardia, luogo in cui era presente anche l’ufficio legale dell’organizzazione.

A questi ultimi sono stati contestati favoritismi nei confronti di alcuni loro parenti, procurando loro delle assunzioni nelle cooperative controllate da Pietro Marino Biondi, 62 anni, ritenuto a capo dell’organizzazione.

Le condizioni di disagio, come la mancanza d’igiene nei letti o il cibo quasi in stato di putrefazione, nelle quali si trovavano i migranti ospitati sono state denunciate proprio da loro stessi in una manifestazione per strada.

L’operazione, denominata Balla coi Lupi“, proprio perché quando venivano eseguiti i controlli da parte delle forze dell’ordine uno degli indagati diceva “Attenti che stanno arrivando i lupi”, ha avuto inizio il 18 maggio 2017 e ha appurato la presenza di un meccanismo, creato dai gestori dei centri di accoglienza coinvolti, che cercava il più possibile di massimizzare i profitti, anche attraverso delle omissioni contributive. Questo gran risparmio naturalmente “sconfessava” la convenzione stipulata con la prefettura di Caltanissetta.

Secondo i risultati delle indagini, il denaro veniva reinvestito e gli indagati non intrattenevano rapporti con il Cara di Mineo, nel Catanese. Inoltre gli operatori Osa svolgevano più funzioni contemporaneamente ed erano sottopagati.

“Quando vi sono bisogni così grandi da parte di persone appartenenti a fasce deboli – afferma Zuccaro –, come minori non accompagnati, disabili o anziani, si muovono gli spiriti di due categorie di persone molto diverse tra loro: quelle mosse da sentimenti nobili e gli sciacalli che approfittano dei deboli per trarre i profitti. A ciò si aggiungono anche i mancati controlli delle autorità amministrative, che consentono a queste persone di fare denaro e fortune a danno di chi è in difficoltà”.  

Il procuratore di Gela, Fernando Asaro, sottolinea: “Alcuni migranti sono scesi in piazza per manifestare il disagio che vivevano all’interno della comunità e da qui hanno preso avvio le indagini. Non c’era alcuna mediazione culturale, intervento e i cibi erano scadenti. Grazie alle dichiarazioni dei migranti abbiamo accertato che non venivano spesi che i 35 euro stabiliti dalla convenzione con prefettura di Caltanissetta non venivano spesi e le suppellettili erano infestate dalle pulci”.