Convitti nazionali, leggi vetuste: manca consiglio d’istituto

Convitti nazionali, leggi vetuste: manca consiglio d’istituto

CATANIA – I convitti nazionali sono un’istituzione tanto antica quanto fortemente affermata. Negli anni quest’ultima ha rappresentato e rappresenta un simbolo di crescita formativa sia in ambito scolastico che educativo.

In Italia ci sono 47 convitti e nel capoluogo etneo ce ne è uno, il Convitto Nazionale “Mario Cutelli”, istituzione nata nel 1779.

I convitti, o collegi, sono antichi, come le leggi che li regolano. Difatti il decreto che gestisce e amministra i convitti nazionali è il Regio Decreto 2009 del 1925.

Peccato che in quegli anni non fosse previsto un organo rappresentate una prima forma di democrazia, cioè il consiglio di istituto.

Ma cos’è il consiglio d’istituto? Si tratta di un organo collegiale composto da rappresentati degli studenti, dei docenti, del personale A.T.A e dei genitori che, riunito ogni mese, discute su progetti e decisioni da attuare.

Il consiglio d’istituto, infatti, ha un potere decisionale sul programma annuale e il conto consuntivo, l’adattamento del calendario e dell’orario scolastico, l’adozione del P.O.F. (Piano dell’offerta formativa), i criteri relativi alla formazione delle classi, l’acquisto e il rinnovo delle attrezzature scolastiche, la programmazione delle attività di recupero, delle attività extrascolastiche e dei viaggi d’istruzione.

La sua assenza non può garantire la trasparenza e il potere democratico e decisionale di studenti, genitori, docenti e personale A.T.A.

Tornando al discorso convitti, la legge che regolava questa istituzione era la legge del 1925, che garantiva solamente la presenza del consiglio di amministrazione.

Ma la cosa ben più grave è che il decreto legislativo 297 del 1994, che regolamenta tutte le scuole di ogni ordine e grado, non abbia incluso il consiglio d’istituto, prevedendo per i convitti soltanto il consiglio di amministrazione.

Negli anni non sono mai stati riformati, pare che, solamente con un decreto legge nell’ormai lontano 2001, si fosse pensato di modificarli, ma la legislatura è finita e la legge non è andata in porto.

Ma è normale che in un paese democratico vi siano ancora istituzioni che non hanno neanche la democrazia di base?

Questa domanda se la sono posta anche gli studenti, infatti, l’anno scolastico scorso, i rappresentati del convitto “Mario Cutelli”, hanno deciso di creare una rete tra i vari convitti, “Convitti online“, dove i vari rappresentati possono scambiare tra loro le problematiche, i progetti attuati nelle scuole ma, sopratutto, stanno pensando ad una proposta di legge che riformi l’istituzione stessa.

Proprio giovedì, 25 gennaio e venerdì 26 gennaio, i rappresentati dei vari convitti si sono riuniti a Catania e hanno discusso delle problematiche presenti e analizzato le leggi che regolamentano le varie scuole.

Abbiamo contattato uno dei rappresentati degli studenti del Convitto Nazionale “Mario Cutelli”, che ci ha spiegato: “Il primo giorno di questa due giorni, i vari rappresentanti hanno esposto le problematiche del proprio convitto e descritto la scuola.  Poi abbiamo parlato della scansione oraria, della mensa e dell’organizzazione di assemblee“.

Continua il ragazzo: “Successivamente abbiamo ascoltato gli interventi del professore Balestrieri e dell’avvocato Licata. Balestrieri ci ha parlato di un disegno di legge del 2001 che prevedeva l’inserimento del consiglio d’istituto nei convitti, mai andato in porto perché cadde la legislatura; l’avvocato Licata invece ha esposto le sue perplessità su alcuni punti di questo DDL del 2001. Nel secondo giorno abbiamo analizzato il DR del 1925 e il Decr. Legisl. 297 del 1994 che in questo momento regolano l’amministrazione dei Convitti. Infine, abbiamo analizzato il DDL del 2001 trovandone punti di forza e punti di debolezza“.

Conclude il rappresentante: “Abbiamo creato un documento riassuntivo dove abbiamo dichiarato di volere un consiglio di istituto nei convitti allargando l’articolo 10 del DL 297 del 1994 che va quindi a sostituire alcuni punti dell’articolo 203“.

Speriamo che la voce degli studenti giunga alle istituzioni e che presto pensino ad una legge che riformi un’istituzione secolare.