PATERNÒ – Controlli a tappeto per contrastare il fenomeno del “caporalato” nel settore agrumicolo: una 39enne di Biancavilla è stata denunciata dai carabinieri della Stazione di Paternò, in collaborazione con i colleghi del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania, per violazioni in materia di “obblighi del datore di lavoro”.
Le indagini si sono concentrate sulla regolarità del lavoro in agricoltura e in particolare sul fenomeno del “caporalato”, che consiste nell’impiego di intermediari che organizzano il lavoro dei braccianti a basso costo, spesso in modo illecito e precario.
I carabinieri hanno effettuato una serie di controlli in ditte di raccolta di agrumi di contrada “Gerbini” di Paternò e di altre tre ditte operanti nel settore agricolo.
I controlli sono stati finalizzati all’accertamento del rispetto della normativa in materia di legislazione speciale e tutela del lavoro, con particolare attenzione alle condizioni di lavoro dei braccianti impegnati nella raccolta degli agrumi.
In particolare, la titolare dell’impresa di contrada “Gerbini” di Paternò è stata denunciata all’autorità giudiziaria per aver omesso di inviare a visita medica preventiva due lavoratori dipendenti. Gli altri controlli hanno invece permesso di constatare la regolare assunzione di tutti i lavoratori presenti nelle ditte controllate.
Il “caporalato” è un fenomeno diffuso nel settore agricolo italiano e rappresenta una grave violazione dei diritti dei lavoratori.
Gli intermediari che organizzano il lavoro dei braccianti, spesso di origine straniera, sfruttano la loro posizione per pagare salari molto bassi e fornire condizioni di lavoro inaccettabili.
Grazie alle attività di contrasto al fenomeno del “caporalato”, le Forze dell’Ordine mirano a tutelare i diritti dei lavoratori e a garantire il rispetto delle normative in materia di tutela del lavoro.
Il caporalato agricolo è presente in tutto il territorio italiano, ma assume una particolare gravità nelle regioni del Sud, dove l’agricoltura rappresenta uno dei principali settori produttivi. In particolare, la raccolta degli agrumi, tra cui arance, mandarini e limoni, è una delle attività che più di frequente subiscono il fenomeno del caporalato, con migliaia di lavoratori precari e sottopagati che operano nei campi.
Il sistema del caporalato agricolo si basa su una rete di relazioni illegali e sulla mancanza di controllo e tutela dei lavoratori. I caporali, che spesso sono persone appartenenti alla stessa comunità dei lavoratori, ma che agiscono come intermediari non ufficiali, sono in grado di reclutare manodopera a basso costo e farla lavorare per ore e giorni senza alcuna garanzia, pretese e retribuzioni. I lavoratori agricoli sono così costretti ad accettare condizioni di lavoro durissime, spesso senza protezioni, senza assicurazione e senza contratto, subendo molestie, abusi e violenze da parte dei loro sfruttatori.
Per contrastare questo fenomeno, le istituzioni pubbliche stanno lavorando attivamente alla sua eliminazione. Il contrasto al caporalato nel settore agrumicolo passa per la promozione di campagne di sensibilizzazione e di informazione rivolte ai lavoratori, all’opinione pubblica e alle imprese agricole, al fine di far emergere le irregolarità e le violazioni dei diritti dei lavoratori.
Inoltre, le istituzioni stanno lavorando per la creazione di una normativa più stringente e puntuale sulla tutela dei lavoratori agricoli, anche attraverso la definizione di un contratto nazionale per il settore.
L’impegno delle forze dell’ordine e delle autorità preposte al controllo del lavoro sta aumentando, grazie anche alla creazione di specifiche unità investigative sul caporalato, in grado di operare sul territorio e di individuare le situazioni di lavoro irregolare.