CATANIA – Sono trascorsi dieci lunghi anni da quel 4 novembre 2008 quando Catania e provincia perdeva uno degli uomini che più ha fatto la storia dell’hinterland e non solo.
Come ieri, di dieci anni fa, Orazio Di Grazia, conosciuto da tutti come il vecchietto in bici che da Nicolosi scendeva a Catania per poi far ritorno nella sua umile casa, ci lasciava.
Una vita di sacrifici, di sofferenze e ricordi: chiunque salisse da Catania alle pendici dell’Etna, poteva vederlo camminare-pedalare. Parlava poco, se non mai. Lavorava sodo, tutti i giorni, per curare con amore quel suo terreno sito a Nicolosi mettendo in sella alla sua bici ormai arrugginita dal tempo, 40 kg di ortaggi per circa 20 km di strada.
Inizia a faticare sin da ragazzino, come una storia d’altri tempi, di quelli che è possibile rivedere al cinema: 40 anni di lavoro a Bolzano come finanziere, tra amore e sacrifici. Ma c’è qualcuno che Orazio non aveva mai dimenticato: Graziella.
Una storia che non ha avuto un buon fine. Partito per il militare, Orazio lascia la fidanzata con tanto di progetti in serbo e una vita davanti da condividere insieme. È proprio nel periodo della leva che l’Italia entra in guerra e Orazio viene mandato a combattere in Jugoslavia. Oltre un anno senza sentirla. Da quel momento, il padre della fanciulla, decide di far sposare la figlia con un cugino ricco perché “Orazio è stato ammazzato”. Nonostante il non volere di Graziella, i due si sposarono. Una vita infelice trascorsa a pensare a quel primo amore.
Quando Orazio torna a Catania viene a sapere del matrimonio della sua amata. La incontra per strada: sciupata, irriconoscibile. Entrambe le loro vite erano distrutte. Orazio decise di andare avanti, Graziella invece no. Si lasciò morire, piano piano.
Orazio Di Grazia resta il primo cicloattivista della storia di Catania. È proprio grazie al suo lavoro, alla sua dedizione e alle sue gesta se, oggi giorno, molte persone utilizzano la bici.
Ciao Orazio…