Cronaca

Colpi di cinghia alla figlia 17enne, “Sei una…”: 16 anni di violenze e soprusi, vittime anche convivente e altri figli minorenni

CATANIA – La Procura Distrettuale della Repubblica, nell’ambito di indagini a carico di T. M. di 35 anni, indagato per i reati di maltrattamenti contro familiari e lesioni personali aggravate commessi in danno della convivente e dei figli minorenni, ha richiesto e ottenuto la misura cautelare della custodia agli arresti domiciliari eseguita dai carabinieri della Stazione di Calatabiano.

Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno evidenziato una serie di eventi che hanno visto la donna e i figli patire, in tempi e con modalità diverse, fin dal 2003 a oggi, una serie interminabile di atti vessatori.     

La donna, già madre di una figlia, oggi 17enne, nata da un precedente matrimonio, nel 2003 aveva iniziato la convivenza con l’indagato, dalla quale erano nati due figli, oggi di 10 e 11 anni,  vivendo questo lungo periodo in un clima di profonda frustrazione fisica e morale generato dall’indole violenta e dalla gelosia smodata del compagno.

L’uomo, tenendo un atteggiamento violento, minaccioso con frasi come “Stammi lontano se no ti ammazzo”  e prevaricante, la colpiva costantemente con schiaffi e pugni, apostrofandola quotidianamente con epiteti irrepetibili, ledenti la dignità della persona offesa, relegandola di fatto a una condizione di sottomissione e paura che le hanno impedito sia di farsi curare dai sanitari per le botte ricevute che di chiedere aiuto.

Azioni dispotiche rivolte anche alla figlia 17enne della donna che, fidanzatasi con un coetaneo, oltre a essere apostrofata come una poco di buono, a causa di quella relazione, ha subito diverse aggressioni fino a giungere all’episodio culminante quando, alla reazione della ragazza, l’ha picchiata con la cinghia dei pantaloni per poi afferrare un coltello e minacciare la convivente, accorsa in aiuto della figlia. Il gesto ha scatenato la reazione del figlio di 10 anni che ha urlato al padre di andarsene da casa, ricevendo in cambio un calcio alla spalla che lo ha fatto cadere a terra.

L’escalation di violenza, rivolta anche nei confronti dei più piccoli, ha dato il coraggio alla donna di denunciare il convivente ai carabinieri e di allontanarsi dalla casa familiare, trovando ricovero assieme ai suoi figli in casa di amici.

Atto che ha spinto la figlia 17enne a seguire l’esempio della madre confermando in denuncia l’incapacità dell’uomo ad ascoltare e comprendere le ragioni altrui e capace di rapportarsi con i familiari unicamente a mezzo di gesti violenti.

Grazie alle denunce presentate dalle vittime, gli inquirenti hanno potuto configurare un quadro probatorio a carico dell’indagato che non ha lasciato alcun dubbio al giudice, il quale, accogliendo la richiesta della Procura, ha emesso la misura restrittiva.

Redazione

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