Chiuso un ristorante di sushi del Catanese, cosa è stato scoperto

Chiuso un ristorante di sushi del Catanese, cosa è stato scoperto

RIPOSTO – È finito sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri della Compagnia di Giarre e del
Nucleo carabinieri Ispettorato del Lavoro e del Nucleo Antisofisticazioni un ristorante di sushi di Riposto, nel Catanese.

I militari hanno controllato a tappeto una serie di ristoranti, pub e bar del territorio. Obiettivo principale delle verifiche la tutela della salute degli avventori dei locali autorizzati alla somministrazione di alimenti e bevande.

Il controllo nel ristorante di sushi a Riposto

Nel mirino, come vi dicevamo, un ristorante di sushi di Riposto, dove all’interno della cucina, negli spogliatoi dei dipendenti e nei locali adibiti a servizi igienici, i militari hanno constatato uno stato di incuria generale e gravi carenze igienico sanitarie, con incrostazioni evidenti sui pavimenti, utensili da cucina e ripiani di lavoro non disinfettati in maniera idonea. Presente addirittura la presenza di una blatta morta sul pavimento di in uno spogliatoio utilizzato dai dipendenti.

Ad aggravare ulteriormente la situazione, non solo sporcizia, ma anche il ritrovamento, all’interno del frigorifero di 14 kili di pesce privo di tracciabilità e di etichettatura.

A causa delle gravi violazioni riscontrate, il ristoratore è stato sanzionato con una serie di multe per l’importo complessivo di 2.500 euro, nonché con l’adozione di un provvedimento di sospensione dell’attività per la durata di dieci giorni, con l’onere di poter riaprire previa igienizzazione dei locali.

I lavoratori “in nero” e la sospensione dell’attività

Per quanto attiene invece agli aspetti riguardanti le norme a tutela dei lavoratori, i carabinieri del N.I.L. hanno constatato la presenza di sei operai, su dieci presenti sul posto, che formalmente non risultavano essere stati assunti, non essendo mai stata fatta la comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro da parte del datore di lavoro. Per tale motivo, è stata comminata l’ulteriore sanzione amministrativa pari a 21.600 euro, con contestuale denuncia all’Autorità Giudiziaria, per non avere inviato a visita medica i sei lavoratori per la prevista sorveglianza sanitaria.

La sospensione dell’attività è scaturita dunque anche per il fatto di avere impiegato lavoratori in “nero”, in misura pari al 50% del totale.