Catania: usavano una parte delle bottiglie del detersivo per rubare in casa. Due arresti

Catania: usavano una parte delle bottiglie del detersivo per rubare in casa. Due arresti

CATANIA – Pensava di farla franca ancora una volta, la pregiudicata 21enne di nazionalità bosniaca Romina Spaic, arrestata ieri dagli uomini delle Volanti dell’UPGSP, a seguito di un provvedimento del tribunale di Roma che sostituisce gli arresti domiciliari con la custodia cautelare in carcere.

E il suo alibi, anzi la certezza, consisteva nel suo stato di gravidanza che, unito alla sua appartenenza all’etnia rom, le avrebbe certamente assicurato nuovi arresti domiciliari presso un campo nomadi dal quale, come sempre accade, sarebbe sparita immediatamente per poi venir fuori in un’altra parte d’Italia con chissà quale nome.

Ma, questa volta, le cose sono andate diversamente, grazie all’impegno e alla professionalità degli uomini, agenti e funzionari, dell’UPGSP che hanno offerto all’autorità giudiziaria un quadro probatorio di colpevolezza più che convincente, inattaccabile.

I fatti su cui si sono basate le indagini della questura catanese, hanno avuto inizio il pomeriggio del 2 marzo, quando, due ragazze sospette, che si trovavano all’interno di un condominio di via Oliveto Scammacca, sono state segnalate al 113.

Giunto immediatamente sul posto, gli agenti di una volante hanno sorpreso le due ragazze, ben vestite, mentre scendevano frettolosamente le scale.

Entrambe sono state bloccate e, in seguito ad una perquisizione, sono state trovate in possesso del nuovo must dei furti in appartamento: un ritaglio di plastica, ricavato da una bottiglia di detersivo per stoviglie, solitamente utilizzato dai rom, frapponendolo tra lo stipite e la serratura, per l’apertura delle porte degli appartamenti da depredare.

Le donne, condotte subito in questura, dopo una non facile procedura di identificazione, sono state riconosciute come due pregiudicate di etnia rom con precedenti per reati contro il patrimonio.

Per la Spaic, che nascondeva il “grimaldello in plastica” e che avrebbe dovuto trovarsi agli arresti domiciliari in un’abitazione di Roma, è stato richiesto al tribunale di Roma l’aggravamento della misura cautelare degli arresti domiciliari, col ripristino della custodia in carcere.

Ma la bosniaca si è dimostrata “un osso duro” e, soprattutto, disposta a tutto per guadagnare la libertà: con una escamotage ha ottenuto un attimo di privacy in bagno, dal quale è uscita con evidenti tracce di sangue sugli abiti da lei spacciate per minacce d’aborto.

Tutto inutile: accompagnata al Pronto Soccorso del Santo Bambino, i medici hanno accertato che si trattava di ferite autoinflittesi dalla donna, verosimilmente con una forcina per capelli.

È finita così in carcere, a Piazza Lanza, la giovane rom bosniaca, dove verrà trattata con i riguardi dovuti al suo stato di gravidanza, mentre per la complice sono state avviate le procedure di espulsione.