CATANIA – L’Arcivescovo di Catania, la Caritas diocesana e la Comunità di Sant’Egidio dalla sera di sabato scorso hanno manifestato la volontà di collaborazione per l’accoglienza dei migranti approdati nel porto della Città sulla nave Humanity 1.
Come è noto, le Autorità competenti, in applicazione del decreto del Ministero dell’Interno, hanno fatto sbarcare tutti i minori, le donne in stato di gravidanza e le persone fragili, in numero di 144 persone.
“Questo risultato – spiegano dall’Arcidiocesi – mentre tranquillizza per la situazione di questi fratelli e sorelle più fragili, non lascia tranquilli sul futuro di chi è rimasto sulla nave“.
L’Arcivescovo auspica che l’accoglienza sia totale, tenendo conto che coloro che sono rimasti a bordo, provengono da situazioni di grave disagio, oltre che da molti giorni di navigazione.
L’Arcivescovo, con il Vice-direttore della Caritas e con il dr. Abramo della Comunità di sant’Egidio, ieri sera si è recato a visitare coloro che stanno sbarcando dalla Geo Barents, ed ha potuto constatare il grande lavoro dei medici e delle Forze dell’Ordine, volto a dare accoglienza in maniera dignitosa a tutti, e in modo particolare ai più fragili.
L’ascolto della storia di alcuni migranti rivela lo stato di sofferenza dal quale provengono e la speranza di trovare finalmente un futuro diverso.
Lo stesso clima di speranza si è constatato nei 35 rimasti ancora sulla Humanity 1.
L’Arcivescovo auspica che il criterio della selezione adottato finora sia rivisto dal legislatore, perché mentre mette in sicurezza alcun fasce di persone più bisognose di cure immediate, esclude chi presto potrebbe giungere all’esasperazione, perché nella fuga dal proprio Paese ha intravisto un barlume di speranza per il proprio futuro.
Le esigenze espresse dal Ministero degli Interni, di vedere l’Italia non lasciata sola di fronte al numero ingente di migranti che bussano alle porte dell’Europa è più che giusta, ed ha bisogno di soluzioni politiche, soprattutto di una urgente revisione del Documento di Dublino; “ma evidentemente non si può aspettare la conclusione dell’iter di un dibattito politico e legislativo senza nel frattempo mettere in sicurezza l’esistenza di tante persone, create ad immagine di Dio come ciascuno di noi, che non possono vagare per il Mediterraneo o essere respinte, senza cadere nella disperazione o addirittura perdere il dono inestimabile della vita“.