Cronaca

Catania, sgominata banda di catanesi dedita ai furti in appartamenti: 6 arrestati – NOMI, FOTO e VIDEO

CATANIA – Nella notte del 17 settembre, su delega della Procura della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato ha posto fine ai colpi messi a segno dai componenti di una violenta banda di catanesi specializzati in furti in appartamenti, dando esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare della custodia in carcere, emessa il 15 settembre scorso, dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania.

Destinatari del provvedimento sono i pregiudicati Luca Nicolosi, 42 anni, conosciuto come “Ciaramedda”; Tommaso Savasta, inteso “Masi”, 46 anni; Pietro Bonaccorsi, 47 anni, Francesco Puglisi, 42 anni, Benito Blancato, 59 anni, e Antonino Parisi, 27 anni. Gli imputati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio e detenzione illegale di armi.

Le foto degli arrestati

Le indagini

Il provvedimento restrittivo compendia gli esiti delle indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla locale Procura della Repubblica, avviate, a fine dicembre 2019, che, a seguito di acquisizioni info-investigative, si aveva la contezza dell’operatività di un gruppo criminale attivo nel capoluogo etneo.

Gli sviluppi investigativi consentivano di rintracciare l’auto utilizzata dal sodalizio criminale e identificare l’intera organizzazione. Infatti, a esito di un occasionale controllo, alcuni degli indagati sono stati trovati in possesso di arnesi atti allo scasso, guanti in lattice e fascette in plastica, confermando così il loro coinvolgimento nelle azioni predatorie.

Dal richiamato episodio hanno tratto origine le successive indagini, corroborate da attività di tipo tradizionale e da presidi tecnici, che, in breve tempo, hanno dimostrato l’esistenza di una vera e propria associazione per delinquere finalizzata all’attuazione di furti in abitazione.

I primi riscontri investigativi hanno rilevato come il sodalizio criminale, la cui roccaforte era nel rione di Librino, fosse molto cauto nell’azione tanto da prevedere tutta una serie di misure volte all’elusione di ogni forma di monitoraggio, per esempio l’utilizzo di auto, di volta in volta, prese a noleggio, e utenze citofono (“Il cellulare del lavoro”, veniva definito dai membri) per mantenere contatti durante le azioni criminose tra il soggetto che faceva da “palo” e gli indagati che si introducevano nell’abitazione.

Nel corso dell’indagine è stata riscontrata l’esistenza di una “cassa comune“, in cui confluivano parte dei proventi della vendita degli oggetti sottratti necessari per incrementare il business dell’organizzazione caratterizzata anche da specifici canali deputati a “piazzare” il prima possibile la refurtiva e garantirsi denaro contante.

In tale contesto sono stati predisposti dalla Squadra Anti-rapine servizi di osservazione che hanno consentito di monitorare a distanza la cessione degli oggetti rubati e recuperare la refurtiva, riconsegnata ai legittimi proprietari.

Il modus operandi della banda

Nel prosieguo delle attività, è stato possibile verificare come il gruppo criminale operasse secondo un modus operandi, tendenzialmente ripetitivo, basato su una preliminare fase consistente nella preventiva attività di osservazione e sopralluogo degli obiettivi, volta, tra l’altro, a verificare condizioni di accesso e abitudini dei proprietari, nonché in una successiva fase operativa di effrazione ed elusione dei sistemi di protezione degli immobili (ad esempio lo scardinamento di serrature).

L’intercettazione

Durante il periodo del lockdown, il citato gruppo criminale, invece di interrompere l’attività delittuosa a causa delle limitazioni di movimento dovute alle restrizioni imposte per la diffusione della pandemia, è riuscito a trarre da tale situazione di emergenza sanitaria oggettivi vantaggi, sfruttando le prolungate assenze dei proprietari dalle proprie abitazioni dovute alle interminabili attese per l’accesso ai supermercati.

A tal proposito, in una conversazione intercorsa tra gli indagati, uno di loro ha affermato: “Con questo fatto del Coronavirus (…) se becchi la famiglia che deve andare a fare la spesa, tu puoi stare sicuro che nella loro casa ti puoi fare anche un chilo di pasta e una spaghettata”.

I provvedimenti

Dalle parole ai fatti: in una di queste occasioni, segnatamente durante l’assenza dei proprietari, a riscontro di quanto emerso dall’attività tecnica, nel mese di marzo, sono stati arrestati, in flagranza di reato, alcuni componenti del gruppo criminale a seguito della consumazione di un furto in abitazione.

Anche in tale circostanza, la refurtiva, consistente in gioielli e danaro contante, è stata restituita al proprietario che ha manifestato apprezzamento per l’operato della Polizia.

Tra gli oggetti trafugati, recuperati e restituiti all’avente diritto, anche un fucile da caccia, nella disponibilità dell’organizzazione.

Video

 

 

 

 

Redazione

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