CATANIA – Ha fatto parlare molto di sé nelle ultime settimane la questione relativa al progetto di riqualificazione del vecchio ospedale “Santa Marta“ a Catania. A prendere la parola è il movimento di società civile Cittàinsieme, che attraverso una nota giunta a noi in redazione, spiega come tutto questo debba essere inserito all’interno del Piano Regolatore Generale, soprattutto in un’ottica più generale di recupero di aree ormai dismesse.
“In ogni occasione le nostre istituzioni affermano che le aree ospedaliere dismesse del centro storico – si legga nella nota –rappresentano una sfida cruciale per il futuro della nostra città. In altrettante occasioni le stesse istituzioni affermano che l’iter per il nuovo Prg (atteso da oltre 50 anni!) è in corso e che, fiduciosamente, la sua nascita avverrà presto. E se mettessimo in connessione logica queste due asserzioni cosa ne ricaveremmo? Che il dibattito attorno alla nuova destinazione e riqualificazione degli ex ospedali e di tutte le aree circostanti andrebbe inserito all’interno del più ampio dibattito sul Prg. Non foss’altro per l’enorme estensione che dette aree occupano nel cuore della nostra città e per gli effetti che sono in grado di produrre sui quartieri circostanti, stabilendone in modo irreversibile il destino futuro.
Siamo convinti che, al di là delle condivisibili critiche espresse sulle soluzioni stilistiche e architettoniche e, soprattutto, sulle procedure sin qui adottate per avviare la cosiddetta riqualificazione dell’ex presidio ospedaliero ‘Santa Marta’, la questione del ‘Santa Marta’, come quella del ‘Vittorio Emanuele’ o del ‘Santo Bambino’, ci offre la straordinaria occasione di chiedere la convocazione urgente da parte dell’amministrazione comunale di una consultazione permanente sul Prg (ora denominato ‘Pug’ dalla nuova Legge Urbanistica Regionale). Un’occasione nella quale il Comune torni a essere il punto di riferimento delle scelte urbanistiche, il luogo nel quale i rappresentanti dei cittadini possano decidere anche sulla base degli spunti e delle istanze che potranno emergere da un serio, ampio, articolato (e metodologicamente strutturato) dibattito nel quale sia coinvolta l’intera cittadinanza, in tutte le sue espressioni sociali, culturali, economiche e professionali.
Si può fare. Le norme sui processi partecipativi esistono. E non sono state pensate come forma di ratifica di scelte già compiute, bensì come il preludio di scelte ragionate, da compiersi ben prima dell’arrivo delle ruspe o dell’approvazione dei progetti di spesa. La partecipazione non è una perdita di tempo, è una cosa seria e questa nostra città ne ha un disperato bisogno!”.
I progetti devono prevalere sulle speculazioni e le ipotesi di intervento non si devono limitare certamente alle zone periferiche del capoluogo etneo.
“Abbiamo un’occasione imperdibile – conclude la nota –. Ridisegnare la città. Plasmarla a immagine e somiglianza dei nostri sogni, anziché degli interessi speculativi. I vuoti del nostro centro storico iniziano a mostrarsi in tutta la loro drammatica consistenza. Le periferie umane non riguardano più soltanto le periferie, ma sono presenti in ogni angolo. Le vocazioni che Catania potrebbe esprimere con la sua intrinseca vivacità stanno via via spegnendosi. Tutti questi drammatici problemi oggi rappresentano un’opportunità di cambiamento, perché i soldi pubblici per intervenire ci sono e vanno spesi. Ma affinché siano spesi bene, occorre svegliarsi, adesso! È per questo motivo che avvieremo una serie di iniziative in materia urbanistica.
Inviteremo l’assessore all’Urbanistica del Comune di Catania a un dibattito pubblico con i cittadini interessati, i tecnici e i professionisti che hanno a cuore questi temi. Chiederemo frequenti audizioni in Commissione Urbanistica del Consiglio Comunale per approfondire, con chi ci rappresenta, le singole questioni aperte in materia (dal lungomare a Librino, da Fossa Creta alla Playa, da San Giovanni Galermo e Picanello a San Giorgio e Borgo-Sanzio, da San Cristoforo e Antico Corso a Cibali e Barriera…; e ancora, l’Agenda Urbana e la prevenzione sismica, i diritti edificatori derivanti dalle demolizioni e i progetti di rigenerazione urbana e riqualificazione…). Ascolteremo la gente! I cittadini comuni che vivono i quartieri, le vie, le piazze e che finora sono rimasti inascoltati. Raccoglieremo i loro racconti, le loro impressioni sulla vivibilità della città, le loro visioni sul futuro. Perché una visione generale della città deve partire da quella che ogni suo singolo abitante ha il diritto di esprimere”.
Immagine di repertorio
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