CATANIA – “Trasferirsi in Piemonte per lavorare solamente 12 mesi. E dopo? Preferisco restare al sud”. Per Giovanni, uno dei 42 portalettere licenziati dall’agenzia di recapito privato Palma srl a seguito del mancato rinnovo della commessa da parte di Poste italiane, quello che prevede l’accordo siglato lo scorso 15 ottobre a Roma tra i sindacati di categoria e Poste italiane spa e cioè andare a lavorare in Piemonte o in Lombardia con un contratto a tempo determinato è “una proposta inacettabile”. Si potrebbe dire “Oltre al danno anche la beffa”.
“L’accordo siglato a livello nazionale – ha dichiarato stamattina Nino Gelardi, responsabile dei recapiti privati Slc Cgil – penalizza soprattutto i lavoratori della Sicilia. E poi Poste non tiene conto della professionalità degli operatori. Visto che al Nord tutti andranno a fare i portalettere, anche chi in passato ha ricoperto altro ruolo”.
Sulla stessa linea anche Davide Foti, segretario generale Slc Cgil. “L’accordo potrebbe andare bene a livello nazionale. Ma la vertenza riguarda anche 150 lavoratori siciliani. Spostarsi per 1.200 chilometri per un contratto a tempo determinato non è una cosa che si può accettare”. E aggiunge. “Noi ci siamo ritrovati a discutere con Poste italiane senza l’appoggio della politica. E con l’azzeramento della giunta regionale adesso c’è una situazione di stallo”.
Domani intanto è previsto un incontro a Palazzo degli Elefanti sul futuro dei lavoratori della ditta Palma. “Domani alle ore 9,30 una delegazione di lavoratori, attualmente in mobilità, sarà ricevuta dal vice sindaco Consoli – spiega Gelardi -. Alle istituzioni chiediamo un forte intervento affinché vengano garantiti i livelli occupazionali. Lo abbiamo più volte detto durante le nostre proteste. Il settore non è in crisi, il lavoro c’è e noi abbiamo tutto il diritto di lavorare”.