Catania, parco Gioeni sempre più in ginocchio: panchine rotte, immondizia sui prati e tubi scoperti

CATANIA – Il capoluogo etneo è davvero quell’Eden meraviglioso dove molti cittadini catanesi pensano di vivere giornalmente? A giudicare dalle cattive condizioni nelle quali versano diversi punti nevralgici della città, la risposta sembra essere negativa.

D’altro canto, chi dovrebbe prendersene cura non sembra nemmeno fare molto per estinguere questa sensazione. “Che pena“, viene da pronunciare mestamente quando si varcano i cancelli d’ingresso del parco Gioeni, il più grande polmone verde di Catania.

Si era parlato, tempo fa, di una riconversione del parco come cittadella dello sport. Un’idea germogliata durante le ultime settimane della precedente amministrazione Bianco ma apparentemente tramontata a seguito della volontà elettorale manifestata dai cittadini catanesi in occasione delle Amministrative 2018.

Nella voce “ambiente e sostenibilità” del programma dell’attuale primo cittadino di Catania, Salvo Pogliese, è comunque espressa la volontà di dedicare al parco Gioeni le attenzioni che meriterebbe, rafforzandone, come per altre aree verdi etnee, la sicurezza e la funzionalità. Un impegno cardine per permettere a residenti e turisti un’esperienza gradevole al contatto con la natura ma, evidentemente, ancora in stand-by.

Nel frattempo, però, buona parte dell’interesse recente dei cittadini catanesi è stato rivolto, a tratti quasi morbosamente, al dettaglio estetico della discussa fontana del Tondo Gioeni, consegnata a giugno 2018. È bella o brutta? È utile o superflua? Elucubrazioni stantie alimentate in buona parte da criteri soggettivi che hanno fatto deragliare il dibattito su percorsi senza sbocco.

Sia chiaro, la parete dove sorgono la grande vasca e il giardino verticale andava certamente completata a suggello del ripristino della normale viabilità sull’omonimo nodo. Parimenti, il parco Gioeni che si trova alle spalle merita senza alcun dubbio di essere risollevato dalla sua attuale condizione di pattumiera a cielo aperto.

A oggi, passeggiare tra i sentieri del più panoramico tra i giardini etnei significa soffermarsi sul verde a tratti inesistente, sulle panchine distrutte dai vandali, sui tubi scoperti, sui tanti rifiuti gettati senza troppe preoccupazioni in mezzo al prato e sulle scritte che i writers hanno realizzato su pali dell’illuminazione e sui cartelli segnaletici.

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