CATANIA – Il provvedimento restrittivo dell’operazione Mezzaluna di oggi a Catania, emesso sulla base di indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed eseguite dalla Squadra Mobile – Sezione Antidroga di Catania con il diretto contributo del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, accoglie gli esiti di una complessa ed articolata attività investigativa, condotta tra il mese di ottobre 2019 e quello di settembre 2020, che si è incentrata su una delle “piazze di spaccio” storiche del capoluogo etneo.
Si tratta della “piazza di spaccio” di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana ubicata in via Ustica nel rione San Giovanni Galermo, la cui operatività risale già agli anni ‘90.
Catania, chi sono gli arrestati di oggi nell’operazione Mezzaluna
Nel corso dell’attività d’indagine sono stati acquisiti gravi indizi in relazione alla esistenza di un gruppo ben organizzato che gestiva con regolarità e costanza lo spaccio di stupefacente del tipo cocaina e marijuana, con una perfetta distribuzione di compiti tra capi piazza, pusher, vedette e custodi dello stupefacente.
Nonostante le barriere e le fortificazioni allestite da tale gruppo criminale, gli investigatori della Sezione Antidroga, applicando il consolidato protocollo di indagini seguito dalla Direzione Distrettuale Antimafia per contrastare il fenomeno delle piazze di spaccio a Catania, sono riusciti ad occultare videocamere all’interno della piazza di spaccio in argomento, riprendendo per mesi il fiorente traffico di stupefacenti e ottenendo gravi inizi di colpevolezza a carico degli indagati.
In particolare, le attività d’indagine esperite, sia di tipo tecnico che di tipo tradizionale, hanno consentito di ricostruire, in una fase del procedimento in cui non si è ancora instaurato il contradittorio delle parti, la “struttura operativa” della “piazza di spaccio” di via Ustica e l’organigramma dell’associazione criminale che da anni controlla la zona, e di contestare il ruolo di capi promotori a Vito Claudio Gangi inteso “Nino povero ammore”, Concetto Renato Consoli inteso “Ciccio a niura”, Carmelo Ventaloro e (***).
Nel corso delle investigazioni è stato documentato che lo smercio delle sostanze stupefacenti si svolgeva in base a 5 precisi turni di spaccio, suddivisi per luoghi e distribuiti su diverse fasce orarie, ed avveniva sia in strada che all’interno di alcune abitazioni fortificate gestite dall’organizzazione e stabilmente dedicate all’attività di spaccio.
Le videocamere piazzate dagli investigatori all’interno della piazza di spaccio hanno documentato innumerevoli cessioni di sostanze stupefacenti da parte dei pusher dell’organizzazione ai vari acquirenti che si succedevano ininterrottamente in via Ustica.
Al fine di accertare le responsabilità dei soggetti impiegati nella piazza di spaccio all’interno di un’abitazione sita al quarto piano di via Ustica n. 22, non potendo utilizzare telecamere esterne, sono stati impiegati agenti sotto copertura che per mesi hanno acquistato cocaina dagli ignari spacciatori filmando le cessioni e i volti dei pusher che si alternavano nei turni di spaccio e consentendo di fornire una adeguata risposta investigativa a questa nuova diffusa modalità di gestione della piazza di spaccio che, per sfuggire alle videoriprese ha arretrato il raggio di azione all’interno di luoghi chiusi.
Per incrementare il proprio “giro d’affari” illecito, l’organizzazione criminale gestiva la “piazza di spaccio” di via Ustica secondo canoni di vera e propria strategia “commerciale”; ad esempio, in occasione della vigilia di Natale, al fine di fidelizzare gli acquirenti, i capi promotori facevano giungere presso la “piazza di spaccio” una grossa fornitura di panettoni che venivano regalati come omaggio natalizio ai numerosi soggetti che, come ogni giorno, acquistavano le dosi di cocaina e marijuana.
I proventi illeciti della piazza di spaccio si aggiravano intorno ai 10.000 euro al giorno e confluivano nella “cassa comune” dell’organizzazione alla cui gestione era preposto uno degli indagati il quale riscuoteva le somme di denaro direttamente presso la propria abitazione, dove veniva sistematicamente raggiunto da diversi membri dell’associazione criminale a chiusura del turno di spaccio.
L’indagine permetteva di ricostruire, altresì, il sistema di approvvigionamento di cocaina della piazza di spaccio, dimostrando come, l’organizzazione si occupava di assicurare costanti rifornimenti di cocaina avvalendosi di contatti con trafficanti calabresi.
A riscontro dell’attività, la mattina del 29 giugno 2020, nel porto di Messina, personale della Squadra Mobile ha arrestato il presunto corriere dell’organizzazione criminale Salvatore Giuffrida mentre sbarcava dal traghetto proveniente da Villa San Giovanni (RC); ad esito di perquisizione della autovettura condotta dall’indagato, si rinvenivano, all’interno di un vano occulto, ricavato nella scocca posteriore del veicolo, 5 kg di sostanza stupefacente del tipo cocaina suddivisa in 5 “panetti” e destinata alla piazza di spaccio di via Ustica.
L’operazione di Polizia Giudiziaria è stata denominata “Mezzaluna” in ragione della peculiare conformazione architettonica a semicerchio di via Ustica, caratterizzata dalla presenza di più palazzi, uno accanto all’altro, che formano, per l’appunto, una sorta di “mezzaluna”, la cui peculiare forma negli anni ha sempre assicurato al gruppo criminale un agevole controllo degli ingressi della “piazza di spaccio” controllata dal gruppo di riferimento.
Espletate le formalità di rito, tutti gli indagati sono stati allocati presso varie carceri siciliane e/o sottoposti agli obblighi cui sono destinati.
Tutte le ipotesi accusatorie, allo stato avallate dal G.I.P. in sede, dovranno trovare conferma allorché verrà instaurato il contraddittorio tra le parti, come legislativamente previsto.
Catania, operazione “Mezzaluna”: di cosa sono indagati gli arrestati, NOMI e REATI
Per le vaste ed articolate attività dinamiche sul territorio ed il rintraccio e cattura dei destinatari delle misure cautelari emesse, la Squadra Mobile della Questura di Catania è stata coadiuvata dal Servizio Centrale Operativo e ha agito sotto il diretto coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato che ha inviato nel Capoluogo etneo numerosi equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine provenienti da diverse città d’Italia. Non è mancata la partecipazione di equipaggi della locale Questura e delle sue articolazioni nonché di unità specializzate come Polizia Scientifica, Reparto Mobile, Cinofili e anche di un elicottero del Reparto Volo.
Nel corso dell’esecuzione dell’ordinanza cautelare sono state impiegati oltre 250 operatori.
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