Catania, le intercettazioni dei Laudani che fanno paura: “Non parlare perché ti ficco la pistola in bocca”

Catania, le intercettazioni dei Laudani che fanno paura: “Non parlare perché ti ficco la pistola in bocca”

CATANIA –Parlava con il responsabile di Monte Po’ e ci diceva, ‘non parlare perché ti ficco la pistola in bocca pure a te“. Il vetraio (Orazio Scuto), quando si spostava faceva paura“. È questo il tenore delle intercettazioni della Guardia di Finanza agli affiliati del clan Laudani coinvolti nell’operazione Report. Un’indagine che ha portato all’arresto di 18 persone e 37 indagati per associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura, turbativa d’asta, favoreggiamento personale, detenzione e porto di armi da fuoco.

Intercettazioni

Le Fiamme Gialle hanno ricostruito il metodo intimidatorio degli esponenti del clan nei confronti di diversi imprenditori catanesi e il loro modus operandi nelle aste, che “comandavano” a loro piacimento con i soliti metodi mafiosi. Il reggente del clan Laudani, Orazio Scuto, comandava anche dal carcere attraverso dei pizzini consegnati all’esterno tramite l’occultamento degli stessi in confezioni di succhi di frutta. Il territorio era materialmente gestito da LitterioRinoMessina, così come emerge dalle intercettazioni: “Rino se le sbriga lui le cose al posto del Vetraio. Lui gli guardava le spalle, aveva una pistola nda m****ia e parlava solo lo Zio Orazio“.

Girolamo Brancato e i “conti”

Così, invece, Girolamo Brancato, “convinceva” gli imprenditori a “fare i conti”: “Facciamo due conti? Si sediamoci, mi porto la pistola e me la metto qua così. Gli dico, ‘fai i conti!’. Lui dice, ‘ma che è?” e io, ‘questa è la mia calcolatrice, fai i conti‘”.

Intimidazioni e ironia mafiosa, un mix terrificante che ha portato paura, ma anche tanto denaro nelle casse del clan.