Catania, incontro con il medico sopravvissuto all’ebola

CATANIA – La drammatica esperienza vissuta dal dott. Fabrizio Pulvirenti, il medico catanese di Emergency, vittima dell’ebola, è stato il tema affrontato nel corso del meeting organizzato dallo Yachting.

Il presidente del sodalizio, Franco Ballati, ha introdotto il tema tracciando gli aspetti salienti del percorso clinico di Pulvirenti e della sua dolorosa vicenda, dall’angoscia del 25 novembre, arrivo in Italia e ricovero allo Spallanzani di Roma, alla gioia del 2 gennaio,  giorno in cui è stato dimesso con la certificazione di guarigione clinica.

Il presidente dell’Ordine dei medici, Massimo Buscema, rivolgendo un plauso al collega Pulvirenti per il suo coraggioso modo di vivere la professione, in merito al promesso stanziamento del Governo di 3 milioni allo Spallanzani ha dichiarato: “Gli investimenti non devono essere impiegati in Italia, ma nei paesi di origine di pericolose epidemie in cui con le dovute coperture assicurative dovrebbero essere indirizzati i nuovi specializzandi”.

L’infettivologo, Pietro Di Gregorio, descrivendo preliminarmente le caratteristiche del virus ebola, ha quindi posto una raffica di domande a Pulvirenti a cui lo stesso ha risposto con grande competenza, serenità ed umanità riportando le sue ansie, sofferenze e la sua gioia di essere vivo.

Ha raccontato della sua esperienza come medico di Emergency prima in Kurdistan e poi in Sierra Leone dove ha contratto l’infezione, del trasferimento in Italia su una barella speciale all’interno di una tenda ermeticamente isolata in preda a ipertermia, vomito, diarrea con 41 di febbre. al giorno di disidratazione, mialgie ed ottundimento della coscienza fintanto che si spense del tutto per ben due settimane. Ha ricordato delle premure e dell’affetto del personale tutto dello Spallanzani e delle sue emozioni nel capire che stava per superare l’infezione.

Non ha potuto svelare, in quanto segretati, i nomi dei farmaci somministrati “OFF LABEL” cioè al di fuori delle indicazioni terapeutiche, ha ricordato che darà il proprio sangue “plasma del convalescente” per studiare e curare nuovi malati ed infine riconoscendo che l’epidemia è in decrescita, ha narrato la triste situazione dei molti orfani di genitori, deceduti per l’ebola, che vengono rifiutati dalle comunità e solo alcuni accolti da organizzazioni umanitarie, ed infine ha manifestato il convinto desiderio di poter ritornare in Sierra Leone. È seguito un interessante dibattito con interventi del prof. Russo, del prof. Di Benedetto, del dott. Liberti, dell’avv. Ciraldo, del prof. Chiara e della dott.ssa Mirabella.

Il presidente Ballati consegnando al collega Pulvirenti il”crest”dello Yachting lo ha ricordato al pubblico come lui stesso si è definito: “Non sono un eroe, ma solo un soldato che si è ferito nella lotta contro un nemico spietato“.

Redazione

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