CATANIA – Settimana importante, quella che è appena iniziata, per il futuro della Pubbliservizi. Gli oltre 300 lavoratori della partecipata di proprietà della Città Metropolitana di Catania sono in stato di agitazione e hanno già annunciato un sit–in per il prossimo 22 febbraio, se non dovesse arrivare alcuna risposta da parte dell’ente.
“La situazione in cui si trova attualmente la società, non è di certo delle migliori – fa notare Carmelo Catalano, componente della segreteria confederale della Ugl –. Gli stipendi stentano ad arrivare e le forniture sono a singhiozzo, mentre dal committente giungono penali e sul fronte concordato preventivo c’è poca chiarezza. Chiediamo quindi al sindaco un‘azione di buon senso, che possa condurre in questi giorni a un momento di confronto tra la parte politica, da lui rappresentata, i dirigenti della Città Metropolitana preposti (Francesco Schilirò, Giuseppe Galizia e Salvatore Roberti), il commissario straordinario di Pubbliservizi Maria Virginia Perazzoli, oltre al nuovo consiglio di amministrazione. Proprio quest’ultimo organismo (composto da Giuseppe Molino, Maria Luisa Aiello e Giuseppe Bonaccorsi), che ha sostituito l’amministratore unico Alfio D’Urso, è chiamato a prendere atto del concordato quando questo sarà pronto”.
Il futuro dell‘azienda non può essere affatto trascurato.
“Senza la rappresentanza legale dell’azienda, a prescindere da come e da chi sia formata – conclude Catalano –, infatti, non può esserci l’ok su quello che oggi è il principale documento per la salvezza dal fallimento della Pubbliservizi. Occorre, quindi, la massima unità di intenti e la più serena collaborazione da parte di tutti gli attori in gioco e siamo certi che, in quest’ottica, il sindaco saprà ancora una volta esprimere la giusta sintesi con grande senso di responsabilità. I dipendenti della partecipata attendono con ansia un segnale incoraggiante perché vogliono continuare a lavorare con la garanzia della tranquillità e l’orgoglio di essere il braccio operativo dell’ente di area vasta. Diversamente, sono pronti a farsi sentire nelle sedi opportune per reclamare il diritto alla tutela dell’occupazione”.