Catania e il blitz contro l’usura, nel mirino anche la nota “Pasticceria Quaranta”: i reati contestati agli indagati

CATANIA – Nuovi dettagli arrivano dall’operazione “Consolazione”, che ha portato stamani all’arresto – da parte della Polizia di Stato – di 16 soggetti (clicca qui per leggere di chi si tratta) facenti parte del clan Pillera-Puntina, a seguito di associazione di tipo mafiosoestorsione e usura.

I predetti sono indagati, a vario titolo, per i seguenti titoli di reato:

  • Giacomo Maurizio Ieni, Fabrizio Pappalardo, Gaetano Annatelli, Nicola Cristian Sebastiano Bonfiglio, Emanuele Di Stefano, Carmelo, Massimo, Giovanni e Alfio Faro, Angelo Magni, Francesco Nicolosi, Roberto Pappalardo, Giovanni Pittarà, Vittorio Puglisi, David Massimo Puleo, Giacinto Sicali, Giovanni Recupero, Fausto e Tommaso Orazio Russo, Giuseppe Saitta, Giacomo Pietro Spalletta

1) del delitto p. e p. dall’art. 416-bis, commi 1, 2, 3, 4, c.p., e dall’art. 71 D. Lgs. 159/2011, perché, unitamente ad altri soggetti ancora da identificare, facevano parte dell’associazione di tipo mafioso denominata “Puntina-Pillera”, facente capo allo storico leader attualmente detenuto Salvatore Pillera, inteso “Turi cachiti“, promossa e diretta da Giacomo Maurizio Ieni e Fabrizio Pappalardo, associazione criminale che si avvale della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà da esso derivante per commettere delitti di ogni genere, in particolare estorsioni, furti, ricettazioni, usura, nonché per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque, il controllo di attività economiche. Con l’aggravante per tutti di fare parte di una associazione composta da più di dieci persone e della disponibilità di armi. Con l’aggravante per Giacomo Ieni e Giacomo Spalletta di cui all’art.71 D. Lgs. 159/2011 per aver commesso il fatto durante il periodo di sottoposizione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Con la recidiva reiterata per Carmelo Faro, Angelo Magni, Giovanni Recupero; con la recidiva specifica per Giacinto Sicali; con la recidiva infraquinquennale per Roberto Pappalardo; con la recidiva reiterata, specifica per Giacomo Maurizio Ieni; con la recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale per Fabrizio Pappalardo, Gaetano Annatelli, Nicola Cristian Bonfiglio, Emanuele Di Stefano, Alfio, Giovanni e Massimo Faro, Francesco Nicolosi, Giovanni Pittarà, Vittorio Puglisi, Fausto Russo, Giuseppe Saitta, Giacomo Pietro Spalletta.

Fatti accertati in Catania, sino a luglio 2019.

Per Giacomo Ieni da aprile 1996. Per Fabrizio Pappalardo da luglio 2006. Per Giacinto Sicali dal maggio 2005. Per Giacomo Pietro Spalletta dal luglio 2006. Tommaso Orazio Maria Russo e Giacomo Pietro Spalletta.

2) del delitto p. e p. dagli artt. 56, 110,629, in relazione all’art. 628, comma 3, nn. 1 e 3, e 416-bis.1 c.p., perché, facendo parte dell’associazione di tipo mafioso Pillera-Puntina, in concorso e riunione tra loro, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo, con minacce implicite di procurare a Paolo Barravecchio mali ingiusti e con violenza fisica, consistita nell’avere aggredito e malmenato il predetto, ponevano in essere atti idonei, diretti in modo non equivoco a costringere la persona offesa a consegnare la somma di denaro di 9.300 euro, con corrispettivo danno per la predetta, evento non verificatosi per circostanze indipendenti dalla loro volontà, segnatamente perché il Barravecchio denunciava i fatti alla Polizia.

Con l’aggravante per Giacomo Spalletta di cui all’art.71 D.Lvo 159/4011 per aver commesso il fatto durante il periodo di sottoposizione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale ed altresì con l’aggravante della recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale. Con l’aggravante di cui all’art. 416-bis.1 c.p. per aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza all’associazione mafiosa Pillera-Puntina ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione medesima.

Fatti accertati in Catania fino al 18 dicembre 2015.

  • Gaetano Annatelli, Carmelo, Giovanni e Massimo Faro, Fabrizio Pappalardo, Giacinto Sicali, Giovanni Recupero

3) del delitto p. e p. dagli artt. 110,629 commi 1 e 2, in relazione all’art. 628, comma 3, nn. 1 e 3, e 416-bis.1 c.p., perché, facendo parte dell’ associazione di tipo mafioso Pillera-Puntina, in concorso e riunione fra loro e con altri soggetti rimasti non identificati, con violenza e minaccia, consistite, segnatamente, nell’essersi
Giovanni Faro recato presso il panificio di via Orto dei Limoni di proprietà di Umberto Campolo pretendendo da questi il pagamento immediato della liquidazione spettante a sua figlia Valentina per l’attività lavorativa prestata alle dipendenze di Campolo, nell’ aver quindi Faro
picchiato quest’ultimo e proferito espressioni minacciose dicendogli che avrebbe dato fuoco all’esercizio e nell’ avere, successivamente, gli altri indagati fatto ingresso all’ interno del panificio sito in via Orto dei Limoni, dove devastavano il locale e le attrezzature ivi esistenti, colpendo con dei caschi i due operai che stavano lì lavorando, che venivano costretti a chiudersi in bagno, costringevano Umberto Campolo a versare una somma di denaro a titolo di liquidazione in favore di Valentina Faro, figlia di Giovanni.

Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza all’associazione mafìosa Pillera-Puntina ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione medesima.

Con la recidiva per Giacinto Sicali, anche reiterata per Carmelo Faro e Giovanni Recupero, nonché reiterata, specifica ed infraquinquennale per Fabrizio Pappalardo, Gaetano Annatelli, Giovanni e Massimo Faro.

In Catania, dal 14 ottobre 2015 sino 23 ottobre 2015.

  • Gaetano Annatelli, Carmelo, Giovanni e Massimo Faro, Fabrizio Pappalardo, Giacinto Sicali, Giovanni Recupero

4) del delitto p. e p. dagli arti. 339,610 e 416-bis.1 c.p., perché, in concorso e riunione tra loro e con altri soggetti non identificati, nelle medesime circostanze di tempo e di luogo sopra descritte, con violenza consistita nell’ aver colpito con dei caschi Carmelo Roberto Di Mauro e Antonino Stella, dipendenti del panificio “Voglia di Pane” sito in via Orto dei Limoni, li costringevano a chiudersi dentro il bagno dell’ esercizio e a non uscire da lì durante tutte le fasi della devastazione dei locali da loro posta in essere e descritta al capo che precede. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvedendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza all’associazione mafiosa Pillera-Puntina.

In Catania, in data 14 ottobre 2015.

  • Massimo e Giovanni Faro, Fabrizio Pappalardo, Fausto Russo, Giacomo Pietro Spalletta

5) del delitto p. e p. dagli arti. 110, 339, 612, commi 2 e 3, e 416-bis.1 c.p., perché, in concorso e riunione tra loro e con altri soggetti non identificati, dopo essersi presentati a bordo di sei ciclomotori presso il panificio sito in via Fiorita di Catania di proprietà di Agostino Campolo e Aurora Privitera, proferendo nei confronti di quest’ultima espressioni quali “se non mi dici dov’è tuo marito scippamu a testa a te e ai bambini” e quindi proferendo nei confronti di Campolo espressioni quali “se non dici la verità ammazzo a te e la tua famiglia… il panificio domani deve restare chiuso se no ti ammazziamo la famiglia… Domani nun rapiri stu panifìciu picchì se no ti finisci mali… ti scippamu a testa e tambicu da sutta” minacciavano gravemente Agostino Campolo e Aurora Privitera di un ingiusto danno. Con l’aggravante per Giacomo Spalletta di cui all’art.71 D. Lgs. 159/2011 per aver commesso il fatto durante il periodo di sottoposizione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvedendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza all’associazione mafiosa Pillera-Puntina.

In Catania, in data 14 ottobre 2015.

  • Giovanni Faro, Fausto Russo

6) del delitto p. e p. dagli arti. 110,648 e 416-bis.l c.p., per avere, in concorso fra loro (e con Cataldo Aldo Battiato, nei cui confronti si è proceduto separatamente), al fine di trame profitto, ricevuto, custodito e ceduto a Cataldo Battiato, lo scooter Piaggio Liberty con targa CG22578, di origine delittuosa in quanto provento del furto avvenuto in data 28.07.2015 ai danni di Ida Rosaria Salatino. Con l’aggravante di cui all’art. 416-1.bis c.p. per aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione mafiosa denominata Pillera-Puntina.

Fatti accertati in Catania in data 11 agosto 2015.

  • Giovanni Faro, Fausto Russo

7) del delitto p. e p. dagli artt. 110,629 comma l° e 2°, in relazione all’art.628, comma 3, nn. 1 e 3, e 416-bis.l c.p., perché, in concorso e riunione fra loro e con Antonino Cosentino e Pietro Molino, facendo parte Faro e Russo dell’associazione mafiosa Pillera-Puntina, con minacce implicite, consistite nel prospettare a
Angelo Lombardo la definitiva perdita del mezzo sottrattogli nel caso in cui si fosse rifiutato di pagare loro una somma di denaro, costringevano il predetto a versare 300 euro, al fine di ottenere la restituzione del motoveicolo Honda SH300, targato DW40592, oggetto di furto ai danni del predetto commesso in Catania in data 13.08.2015. Con l’aggravante, per Faro e Russo, di avere commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione mafiosa denominata Pillera-Puntina.

Fatti accertati in Catania il 13 agosto 2015.

  • Carmelo Faro, Fabrizio Pappalardo

8) del delitto p. e p. dagli artt. 81, cpv., 110, 629 commi 1 e 2, in relazione all’art. 628, comma 3, nn. 1 e 3 c.p. e 416-bis.l c.p., perché, agendo quali appartenenti all’ associazione mafiosa Pillera-Puntina, in concorso e riunione con Roberto Pappalardo – nei confronti del quale si è proceduto separatamente – e con Antonino Battiato, Marco Brischetto e Salvatore Messina, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, mediante minacce implicite di gravi ritorsioni contro l’incolumità personale e contro l’integrità dei beni aziendali, rappresentando che le somme richieste erano destinate a soggetti detenuti, costringevano
Giuseppe Quaranta comproprietario dell’esercizio commerciale denominato “Pasticceria
Quaranta”, sito in Catania, Piazza Mancini Battaglia n. 17, a versare a Pasqua ed a Natale, la somma
contante di 2.500 euro (per complessivi 5mila euro) nonché, in occasione del Natale 2014, a consegnare altresì cinque ceste natalizie contenenti prodotti del citato esercizio (ciascuna delle quali del valore di 180 euro), altre sette ceste natalizie, dell’ importo complessivo pari ad 900 euro e, infine, a praticare sconti sui prodotti dolciari acquistati, per ottenere la “protezione” dell’ attività imprenditoriale, ed in tal modo si procuravano un ingiusto profitto con pari danno per la persona offesa. Con l’aggravante di cui all’art.416-bis.l c.p., per avere commesso il reato avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà tipiche delle associazioni per delinquere di tipo mafioso ed al fine di agevolare l’associazione mafiosa denominata “Pillera-Puntina”.

In Catania, accertato sino a dicembre 2014.

  • Fausto Russo

9) del delitto p. e p. dagli artt. 56, 110,629, in relazione all’art. 628, comma 3, nn. 1 e 3, e 416-bis.l c.p., perché, in concorso e riunione con altri soggetti allo stato non identificati, dopo essersi recati presso il cantiere edile sito in Catania via Monserrato nn.35-39 dove erano in corso lavori di sbancamento commissionati dal proprietario dell’immobile Massimo Strano alla ditta di Alfio Russo, ponendo in essere minacce anche implicite all’incolumità di Strano e di Russo, segnatamente chiedendo agli operai che presenti in cantiere dove fosse il loro responsabile e sollecitandoli a riferire a quest’ultimo che essi erano “della zona” e che doveva cercarli in quanto senza la loro autorizzazione lì non si poteva lavorare, nonché proferendo a Massimo Strano espressioni quali “è buona abitudine che quando uno viene a casa mia si dovrebbe presentare, cercatevi un amico“, compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere le suddette persone offese a consegnargli somme di denaro in modo da procurarsi un ingiusto profitto con conseguente danno per le persone offese, evento non verificatosi per la reazione della persona offesa Massimo Strano che denunciava immediatamente i fatti alle Forze dell’Ordine. Con le aggravanti di aver posto in essere le minacce agendo quale appartenente al clan Pillera-Puntina, nonché di aver commesso il fatto avvalendosi della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, di cui all’ art.416 bis C.p. ed al fine di agevolare e rafforzare gli interessi economici del clan mafioso “Pillera-Puntina”, facente capo al boss detenuto Turi Pillera.

In Catania sino al 3 agosto 2016.

  • Carmelo Faro

10) del delitto p. e p. dagli artt. 81, cpv., 644, commi 1 e 5, n. 4, e 416-bis.1 c.p., perché, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, si faceva dare da Davide Giovanni Greco, amministratore della ditta “Hold Service S.r.l.s.” che opera nel settore dell’impiantistica, quale corrispettivo della prestazione di somme di denaro, interessi usurari; in particolare, dopo un primo prestito dell’importo di circa 4.000-5.000 euro per il quale veniva pattuita la consegna a cadenza mensile di interessi pari al 10% della somma erogata, che venivano corrisposti da Greco per circa tre mesi, sino alla effettiva restituzione del capitale ricevuto in prestito; quindi, nel 2016, a fronte di un ulteriore prestito di 7.000 euro, richiestogli da Greco, si faceva dare da quest’ultimo la somma mensile a titolo di interessi pari a 700,00 euro, interessi che venivano corrisposti da Greco nei mesi di febbraio, marzo e aprile 2016, sino a quando nel mese di maggio 2016 la persona offesa era costretta a consegnare 9 assegni dell’importo di 1.000 euro ciascuno, ai quali seguiva un ultimo assegno dell’importo di 1.000 euro nel mese di febbraio 2017. Con l’aggravante di aver commesso il reato in danno di chi svolge attività imprenditoriale. Con l’aggravante di cui all’ art.416-bis.1 c.p. per aver commesso il fatto avvalendosi della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, di cui all’art.416 bis c.p., derivanti dall’appartenenza all’associazione mafiosa denominata clan “Pillera “. Con la recidiva reiterata.

In Catania, dal 2013 sino a febbraio 2017.

  • Vittorio Puglisi

11) del delitto p. e p. dagli artt. 2 e 7 L. 895/67, per avere detenuto illegalmente un’ arma da sparo, segnatamente una pistola calibro 38 a tamburo, di marca ignota. Con la recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale.

Fatti accertati in Catania in data 16 marzo 2015.

  • Giacomo Pietro Spalletta

12) del delitto p. e p. dagli artt. 81, cpv., c.p., 75 D. Lgs. 159/2011 e 416-bis.1 c.p., perché associandosi stabilmente a pregiudicati e ponendo in essere i delitti contestati ai capi che precedono, violava reiteratamente, in tempi diversi e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, gli obblighi inerenti la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno cui era sottoposto. Con l’aggravante di cui all’art. 416 bis. 1 c.p. per aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione mafiosa Pillera-Puntina. Con la recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale.

Fatti accertati in Catania dal 20 maggio 2015 al 10 dicembre 2015.

  • Giacomo Maurizio Ieni

13) del delitto p. e p. dagli artt. 81, cpv., c.p. e 75 D. Lgs. 159/2011, perché associandosi stabilmente a pregiudicati e ponendo in essere il delitto contestato al capo 1 che precede, violava reiteratamente, in tempi diversi e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, gli obblighi inerenti la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno cui era sottoposto. Con l’aggravante di cui all ‘art. 416 bis. 1 C.p. per aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione mafiosa Pillera-Puntina. Con la recidiva reiterata e specifica.

Fatti accertati in Catania dal novembre 2015 al febbraio 2016.

  • Carmelo Podestà e Vittorio Puglisi

14) del delitto p. e p. dagli artt. 110, 81, cpv., 644, commi 1 e 5, n. 4, e 416-bis.1 c.p., perché, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in concorso tra loro, si facevano dare da Daniele Nicola Nigito, quale corrispettivo della prestazione di somme di denaro, interessi usurari, segnatamente: con riguardo ad un primo prestito dell’ importo di circa 5.000 euro veniva pattuita la consegna a cadenza settimanale di rate pari al 10% della somma erogata, che venivano corrisposte da Nigito, il quale versava 14 rate dell’ importo ciascuna di euro 500; con riguardo ad un secondo prestito dell’ importo di euro 4.000,00 veniva pattuita la consegna mensile di euro 400 da onorare fino alla richiesta di estinzione totale del debito che doveva essere formulata da Nigito al Podestà nell’ intesa che in quel momento la persona offesa avrebbe dovuto versare una rata finale unica pari all’ importo della somma erogata inizialmente maggiorata del 10%, quindi pari ad euro 4.400, avendo corrisposto di fatto Nigito per tale prestito solo 7 rate pari alla somma di euro 2.800; in relazione ad un altro prestito di euro 5.000 veniva pattuita la consegna a cadenza settimanale di 14 rate pari al 10% della somma erogata, che venivano corrisposte in numero di quattro (euro 2.000); con riguardo infine a tali ultimi due prestiti, non essendo stati interamente onorati: Puglisi, di concerto con Podestà, rideterminava la somma da restituire in euro 13.000, pattuendo con il Nigito la restituzione della stessa mediante rate settimanali di euro 500. Con l’aggravante per Vittorio Puglisi di cui all’art.416-bis.1 c.p. per aver commesso il fatto avvalendosi della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, di cui all’art.416 bis c.p., derivanti dall’appartenenza all’associazione mafiosa denominata clan “Pillera-Puntina”. Con la recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale per Vittorio Puglisi.

In Catania, dal 2017 con condotta perdurante.