Cronaca

Catania, commemorato il Giorno del Ricordo: impressioni “di prima mano” da un evento intenso, emozionante e partecipato

CATANIA – Ricordati di ricordare. Nella giornata di ieri, venerdì 21 febbraio 2025, a Catania è stato commemorato il Giorno del Ricordo.

Tu chiamale, se vuoi…emozioni. L’indimenticabile refrain di Lucio Battisti si attaglia alla descrizione della giornata di ieri. Sotto un cielo terso, quasi un lieto anticipo della primavera imminente, il “Giorno del Ricordo” ha registrato l’ennesima, bellissima celebrazione, nella storica sede della destra catanese, situata al Corso Sicilia, in uno degli edifici storici più belli del patriziato urbano di Catania.

Dalle ore 18:00 alle ore 19:30, davanti ad una sala gremita all’inverosimile, i relatori hanno entusiasmato gli oltre 150 uditori presenti. Alberto Cardillo, in qualità di coordinatore Provinciale di “Fratelli d’Italia”, ha introdotto l’evento e presentato i relatori.

Ma non si è limitato a questo. Da esperito funzionario dell’Ars quale ha sempre dimostrato di essere, il dott. Cardillo ha evidenziato la specificità, prima umana che politica, di quanti erano presenti in una sede “di partito” per onorare la memoria dei 20.000 infoibati e dei 350.000 esuli giuliano-dalmati, vittime (anche post-mortem) di una censura che solo la “Legge Menia” ha infranto dal recente marzo del 2024.

Noi siamo una comunità umana affratellata dagli stessi valori e mai siamo o saremo un comitato elettorale, pronto a riunirsi unicamente per questioni di potere. La buona politica è fatta da punti di riferimento, necessitanti di essere difesi ogni giorno“. Agli applausi per il dott. Cardillo, il pubblico non ha mancato di fare sentire la sua approvazione per gli altri presenti.

Il dott. Andrea Tomasich, figlio di un profugo giuliano, vanta un primato invidiabile, da noi qui evidenziato in barba alla scaramanzia. Suo padre, il dott. Miro Tomasich, ha da qualche anno superato i cento anni. Classe 1923, Miro Tomasich, originario dell’Italia Nord Orientale, ha vissuto una vita da film, ricostruita dal figlio in una narrazione durata 15, intensissimi, minuti.

Studente a Bologna nel 1943, Miro è scampato per “miracolo” ai rastrellamenti compiuti dai partigiani di Tito, incaricati dal dittatore comunista di eseguire una maniacale pulizia etnica a danno degli Italiani in tutte le aree occupate dalle sue milizie. Riparato dapprima in varie città dell’Italia del Sud, l’agronomo ha poi scelto le pendici dell’Etna come sua terra d’elezione, impiantando seminativi e vivendo sempre nella testimonianza dell’orrore patito da lui e dai suoi familiari, a quali sono state confiscati tutti gli averi costruiti in una vita di lavoro e di sacrifici.

A seguire, l’intervento del professore Marco Leonardi, già intervenuto in più occasioni nelle ricostruzioni storiche sulle stragi e la fuga dei civili italiani dall’area compresa tra Trieste e Pola nel travagliato periodo storico compreso tra il 1943 e il 1955.

Occorre dare la parola anche alle ricostruzioni romanzate dell’evento, al fine di accendere, in scienza e coscienza, l’emotività delle giovani generazioni per accadimenti di fondamentale importanza nella ricostruzione di un’identità capace di conciliare il rispetto della propria, irrinunciabile, identità nazionale, con la pacifica coesistenza in un’Europa delle patrie“.

Questo, in sintesi, è stato l’intervento dello studioso. Leonardi ha citato autori che hanno pubblicato opere sull’epopea delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata, quali Pupo, Sgorlòn e Quarantotti Gambini, da valorizzare nelle scuole con letture in comune e momenti di dibattito.

La parte del leone è stata svolta, a ragion veduta, dal Senatore Roberto Menia, vero e proprio alfiere nell’istituzione e nella diffusione del “Giorno del Ricordo”, quale momento fondativo di una nuova coscienza dell’Italia repubblicana. L’intervento del Senatore, più lungo e articolato dei precedenti, ha toccato pressoché tutti gli aspetti del perché, nell’Anno Domini 2025, urge riflettere su questa ricorrenza per proiettarla verso il futuro.

La storia di quanto avvenuto in Istria, Dalmazia, Fiume, Pola, Trieste non ha nulla di localistico o di provinciale: quella storia parla ancora oggi a tutti noi. Dobbiamo fare quanto è nelle nostre (umane) possibilità, per impedire che le memorie di intere generazioni vadano irrimediabilmente perdute“.

Al termine di un intervento concluso da applausi scroscianti, Roberto Menia ha autografato e dedicato la sua ultima fatica intellettuale al pubblico presente. “10 Febbraio. Dalle Foibe all’Esodo“. Questo è il titolo dell’ultimo saggio, appena pubblicato per i tipi delle Edizioni Pagine nella rinomata collana editoriale intitolata “I libri del Borghese”.

Le oltre 300 pagine si leggono tutte d’un fiato e immergono il lettore in un passato quanto mai attuale, un passato del quale tutti noi siamo gli eredi spirituali e materiali. Grazie ad un libro come questo, ci ricorda l’autore nella prefazione, “Riemergono così le voci dal silenzio e sono testimonianze vive contro l’ignavia, la dimenticanza e l’indifferenza“. Ad multos annos, sentite e partecipate commemorazioni del Giorno del Ricordo!

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Articolo redatto in collaborazione con il professore Marco Leonardi

Redazione

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