Catania, Codacons denuncia ennesimo caso di malaburocrazia

Catania, Codacons denuncia ennesimo caso di malaburocrazia

CATANIA – L’ennesimo caso di malaburocrazia denunciato dal Codacons che ha presentato un esposto – denuncia alla procura della Repubblica etnea tramite l’avvocato Sardella.

La vicenda riguarda una società cooperativa costituita da alcuni giovani biologi che aveva elaborato un innovativo progetto per lo sviluppo delle acque interne siciliane.

Sostanzialmente si tratta di una filiera che parte dall’allevamento di specie ittiche pregiate di acqua dolce e si sviluppa con richiestissimi laghetti di pesca sportiva, riforniti proprio dagli esemplari allevati, ed assicura poi alle famiglie dei pescasportivi, e non solo, sia un servizio di ristorazione a Km zero, che una scuola ed un noleggio di imbarcazioni removeliche.

Ogni struttura di questo tipo, che può essere installata in molti dei grandi invasi siciliani, prevedeva la collocazione di circa 12-15 unità lavorative.

La società aveva ricevuto, dal consorzio di bonifica di Caltagirone, il nulla osta condizionato esclusivamente dall’ottenimento delle autorizzazioni degli altri enti preposti.

La prima fase, quella dell’allevamento ittico era stata finanziata, nell’ambito del Fondo Europeo della Pesca, con un contributo di 330mila euro  su un totale di 550mila euro.

Il progetto, che si articolava in due prefabbricati sulla riva del lago, per i servizi a terra, e 6 gabbie galleggianti nel punto più profondo, è stato redatto da un noto ingegnere progettista di un impianto di gabbie galleggianti off shore al largo di Villafranca Tirrenica.

Dopo aver ottenuto la concessione demaniale e le altre autorizzazioni previste all’inizio dei lavori però i giovani biologi, tuttavia, hanno ricevuto invece una serie di pesanti richieste di documentazione suppletiva, alle quali hanno comunque adempiuto prontamente ritenendole solo un eccesso di zelo da parte dei funzionari preposti.

Il consorzio di bonifica, secondo la legge, è l’unico responsabile della vigilanza e gestione degli impianti ma non si è pronunziato in merito ma ha girato la documentazione all’ufficio tecnico delle dighe di Palermo del ministero delle Infrastrutture.

La burocrazia ha atteso quasi due anni per dare una risposta e il consorzio di bonifica ha convocato i giovani biologi dopo nove giorni la scadenza dei termini del finanziamento per determinare i dettagli della convenzione.

Secondo il Codacons “tali ritardi pare abbiano una giustificazione: il tentativo, perfettamente riuscito, di dilazionare i tempi fino a fare scadere i termini del contributo comunitario, al fine di perpetuare l’uso in monopolio assoluto di un bene di cui il consorzio fruisce senza nemmeno essere titolare (come invece la società cooperativa) di concessione demaniale, fonte di enormi movimenti di capitali, senza controlli di sorta da parte di altri soggetti che legittimamente potrebbero operare all’interno dell’invaso stesso”.

Adesso i fondi europei assegnati alla società sono rientrati nel pacchetto di fondi che la regione Sicilia non è riuscita a spendere con un grave danno all’immagine della efficienza amministrativa del governo della Regione Sicilia, vanificazione di posti di lavoro per 12-15 unità lavorative, la futura generalizzazione di impianti consimili all’intero comparto delle acque interne siciliane.