Catania, una città in ginocchio. Cronaca di ore di danni e paura

Catania, una città in ginocchio. Cronaca di ore di danni e paura

CATANIA – L’inferno. Ma inferno vero. Per un paio d’ore nel primo pomeriggio Catania si è trasformata in un luogo ingovernabile, rumoroso, che perdeva pezzi di intonaco e soprattutto di ordine e civiltà. In consiglio l’amministrazione ha giurato che la città ha retto al nubifragio. Non è vero. La città è precipitata nell’abisso, con strade che si rompevano, macchine spiaccicate contro i muri, pedoni impazziti, vigili disperati di fronte all’emergenza.

La protezione civile, è vero, aveva diramato un comunicato nella serata di ieri in cui avvertiva che il 22 gennaio per Catania non sarebbe stata una giornata facile e aveva emanato un allerta di colore arancione, quello che precede il rosso. Ma purtroppo non si è trattato di quattro gocce, sia pure forti, accompagnate da grandine e vento gelato. Si è trattato di un martirio che veniva dal cielo, un atto di forza della natura che la città di Catania non ha potuto e saputo contenere.

Insomma stiamo parlando di tregenda, con ambulanze impazzite che superavano con difficoltà auto a loro volta impazzite, impantanate nei budelli del centro cittadino, che cercavano di raggiungere mete sempre più lontane e improbabili.

Particolarmente sofferente la zona di piazza Santa Maria del Gesù, viale Regina Margherita, via Lago di Nicito, via Androne, via Tomaselli, via Cesare Beccaria. Auto ferme, incolonnate, strombazzanti, inutilmente strombazzanti.

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Davanti all’ospedale Garibaldi una coltre di neve come mai si era vista in città negli ultimi cento anni, un tratto di viale Regina Margherita, all’altezza di via Ipogeo, letteralmente sprofondato, con accanto grossi tombini saltati, esplosi per la furia, la pressione delle acque. Traffico deviato, ma verso dove? Vigili urbani pieni di pioggia e di ovvia incapacità a gestire una situazione così pesante, così imprevista, inaspettata.

Insomma stiamo parlando di una città letteralmente in ginocchio per diverse ore, in balià della collera degli elementi, senza riuscire a reggere. Le ferite sono visibili, ne parliamo a parte, e difficilmente risanabili nel breve periodo.

Ma Bianco non ci venga a dire che la città ha retto, i suoi cittadini non accetterebbero questa bugia visto che del disastro sono stati testimoni e incolpevoli vittime.