Catania, 42enne rubava auto e ne clonava targhe e telai: ricavi illeciti per 200mila euro

CATANIA – Lo scorso 14 ottobre, al culmine di un’impegnativa attività di indagine svolta dalla squadra di polizia giudiziaria del compartimento di polizia stradale di Catania sul riciclaggio e “clonazione” di auto di media e grossa cilindrata, è stato arrestato Salvo Schinocca (nella foto in basso), 42enne nato a Catania e residente a Pedara (CT), ex-titolare di una rivendita di auto usate, chiusa da tempo per cessata attività.

A suo carico, il giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, su richiesta del pubblico ministero della locale Procura per i reati di riciclaggio, ricettazione, falso e truffa: il provvedimento restrittivo è stato eseguito in collaborazione con personale della sottosezione polizia stradale di Busto Arsizio (Varese) dove l’uomo si trovava.

L’indagine si è sviluppata nel secondo semestre dello scorso anno e ha portato alla luce l’avvenuta “clonazione” di 9 auto di medio-alto livello: 4 Fiat “500X”, 2 Range Rover “Evoque”, 1 Range Rover “Discovery Sport”, 1 Jeep “Renegade”, 1 Nissan “Qashqai”: tutti veicoli smistati dal 42enne non solo in ambito locale, ma anche extra-provinciale e ha evidenziato trattarsi di veicoli rubati in Campania, sui quali sono stati artificiosamente impressi i dati identificativi dei numeri di telaio di altri mezzi simili circolanti al settentrione e che venivano corredati da documentazione (Carte di Circolazione e certificato di Proprietà) rubata in bianco.

La documentazione è stata opportunamente compilata in maniera tale da attestarne la proprietà in capo al 42enne il quale riusciva a reperire anche le targhe di immatricolazione a prima vista insospettabili, ma che costituivano veri e propri “duplicati” di quelle applicate al veicolo originale, circolante a centinaia e centinaia di chilometri di distanza. Le auto-clone venivano immediatamente rivendute a prezzi di realizzo a ignari acquirenti, i quali erano convinti di aver fatto un ottimo affare. Il vero affare invece lo realizzava il 42enne, i cui ricavi illeciti, per quanto accertato dalle indagini si aggirano complessivamente intorno ai 200mila euro.

Quando il proprietario del veicolo originale intende vendere il proprio mezzo, ha la sgradita sorpresa di trovarsi nell’impossibilità di poterlo fare, poiché non ne risulta più formale proprietario. Proprio a seguito di tale tipo di segnalazioni fatte in diverse località del Nord Italia dai legittimi proprietari dei veicoli originali, è stato possibile analizzare numerosi casi che hanno avuto, quale comune denominatore, il coinvolgimento dell’uomo (o di persone a lui vicine) quale venditore del veicolo segnalato. Rintracciato il veicolo di volta in volta segnalato è stata comprovata non solo l’avvenuta alterazione dei dati identificativi del veicolo-clone, ma anche la falsità delle targhe di immatricolazione e le efficaci contraffazioni dei numeri di poligrafico dei documenti di circolazione rubati in bianco.

Con riferimento alle targhe, è stato possibile focalizzare i microscopici dettagli, non rilevabili a colpo d’occhio, che ne denotavano la falsità, come ad esempio le dimensioni dei caratteri e delle loro interspaziature che differivano di pochi decimi di millimetro rispetto a quelli delle originali, e, con riferimento ai numeri poligrafici dei documenti, le minime contraffazioni su lettere e numeri (ad esempio, da “F” a “E” e da “3” a “8”), che consentivano il superamento di controlli in ordine alla loro reale provenienza delittuosa.

Da ultimo, ma non meno rilevante, è stata l’attività che ha permesso il rilevamento di elementi utili per risalire ai veicoli rubati e poterne così consentire la restituzione agli aventi diritto. Come si può facilmente desumere dalla loro tipologia, si tratta di veicoli di non indifferente valore, maggiormente dove si consideri che, al momento del furto, le auto erano tutte in pregevoli condizioni o aventi meno di un anno di vita.