CATANIA – Diverse iniziative si tengono a Catania oggi per l’anniversario della morte di Giuseppe Enzo Domenico Fava. Trentanove anni fa durante una sera di pioggia la mafia ha deciso di fare fuori il giornalista, scrittore, drammaturgo, saggista e sceneggiatore siracusano conosciuto da tutti come “Pippo“, ucciso con cinque colpi di pistola davanti il Teatro Stabile di Catania da Cosa Nostra.
A Fava la verità è costata la vita, metteva nero su bianco “un giornalismo che impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le Forze dell’Ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia e impone ai politici il buon governo“, come lui stesso affermava.
Il 28 dicembre 1983 ospite della trasmissione di Enzo Biagi “Filmstory“, Fava ha rilasciato la sua ultima intervista in cui ha lanciato un duro attacco alla classe dirigente italiana: “Io vorrei che gli italiani sapessero che non è vero che i siciliani sono mafiosi. I siciliani lottano da secoli contro la mafia. I mafiosi stanno in parlamento, i mafiosi sono ministri, i mafiosi sono banchieri, sono quelli che in questo momento sono al vertice della nazione. Nella mafia moderna non ci sono padrini, ci sono grandi vecchi i quali si servono della mafia per accrescere le loro ricchezze, dato questo che spesso viene trascurato.
L’uomo politico non cerca attraverso la mafia solo il potere, ma anche la ricchezza personale, perché è dalla ricchezza personale che deriva il potere, che ti permette di avere sempre quei 150mila voti di preferenza. La struttura della nostra politica è questa: chi non ha soldi, 150mila voti di preferenza non riuscirà ad averli mai! I mafiosi non sono quelli che ammazzano, quelli sono gli esecutori. Ad esempio si dice che i fratelli Greco siano i padroni di Palermo, i governatori. Non è vero, sono solo degli esecutori, stanno al posto loro e fanno quello che devono fare. Io ho visto molti funerali di Stato: dico una cosa che credo io e che quindi può anche non essere vera, ma molto spesso gli assassini erano sul palco delle autorità“, ha concluso Fava nell’intervista.
Sono diverse le iniziative pubbliche che si terranno oggi nel territorio etneo, organizzate da Assostampa, in ricordo di Pippo Fava che “dimostrano come Catania non abbia dimenticato il suo sacrificio. Per chi crede nella vera lotta alla mafia si tratta di momenti dal profondo significativo“, è stato, infatti, ordinato il presidio nel luogo dell’omicidio e gli incontri aperti alla città.
“I principi di Fava, di tutti quelli che hanno dato la propria vita per difendere la legalità e si sono battuti contro la criminalità organizzata, continueranno a vivere fino a quando si farà memoria del loro impegno civile. La strada tracciata dal giornalista ucciso dalla mafia, oggi più che mai, resta un modello per tanti colleghi, che tra querele temerarie e minacce, continuano a raccontare la Sicilia più difficile“, si conclude così la nota del Segretario provinciale Assostampa di Catania Filippo Romeo.
In foto Pippo Fava
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