CATANIA – Si aprono le porte del Teatro Massimo Bellini di Catania in occasione del 30° anniversario della nascita della DIA che, in quanto Direzione Investigativa Antimafia, si impegna a contrastare la criminalità organizzata di stampo mafioso in Italia.
Fondata nel 1991, dopo essere stata fortemente voluta da Giovanni Falcone, la DIA ha organizzato un evento che, svoltosi nella mattinata di oggi, ha coinvolto gli studenti di diverse scuole di Catania e provincia.
Ad attirare l’attenzione degli studenti e non solo, la presenza di una teca contenente quel che resta di una delle macchine coinvolte nella Strage di Capaci che, avvenuta il 23 maggio 1992, ha posto fine alla vita di Falcone, a quella della moglie e di tre uomini della sua scorta.
A prendere parte all’incontro, organizzato in una location particolarmente significativa per i cittadini catanesi, diversi ospiti di rilevante importanza, a partire dal direttore della DIA, Maurizio Vallone, seguito da Tina Montinaro moglie del defunto Antonio Montinaro, capo della scorta di Falcone.
Sono intervenuti, inoltre, il Prefetto Francesco Messina, direttore centrale anticrimine Polizia e Agata Santonocito, Procuratore Aggiunto della Repubblica di Catania.
Momenti particolarmente toccanti quelli dedicati al ricordo di Antonio Montinaro che, elogiato per il suo coraggio e la sua determinazione, la moglie ha descritto così: “L’ha sempre saputo. Ha sempre saputo che poteva accadere. Mi diceva: ‘Di me non resterà niente’ ed è quello che è successo. Ma mio marito nonostante la paura, non ha mai fatto un passo indietro“. “Mio marito non era un angelo, ma era un poliziotto che ha fatto il suo dovere fino alla fine“, conclude Tina Montinaro.
Ciò che i protagonisti dell’incontro hanno fortemente voluto precisare è che la mafia, contrariamente a quello che molti sostengono, esiste ancora, esattamente come trent’anni fa. Non è il calo di omicidi – spiegano gli esperti – a sancire la fine di una guerra che, invece, è tutt’ora in corso, con un’unica differenza rispetto ai tempi di Falcone e Borsellino: Cosa Nostra ha cambiato volto e ha scelto di nascondersi, nel tentativo di passare inosservata, dopo aver pagato a caro prezzo le molteplici uccisioni di cui negli scorsi decenni è stata artefice.
Sebbene i capi mafiosi si stiano concentrando maggiormente sul fattore economico puntando, ancor più di ieri, ad incrementare il loro profitto, non è cambiato l’obiettivo con cui da sempre operano: acquisire potere.
L’evento ha suscitato grande interesse da parte degli studenti che hanno anche avuto modo di esporre i loro dubbi e le loro curiosità, ponendo delle domande alle personalità presenti.
Gli esperti si sono rivolti ai giovani, affinché possano sentirsi liberi di scegliere sempre la strada della giustizia ed estraniarsi dai contesti in cui prevalgono atteggiamenti intimidatori e omertosi.
A conclusione dell’evento, le voci dell’intera platea si sono unite al fine di urlare un unico ideale: “Io sono no mafia“.
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