Cronaca

Catanese si fingeva egiziano e inneggiava all’Isis e alla jihad su Whatsapp: i DETTAGLI dell’arresto di Giuseppe D’Ignoti

CATANIA – È accusato del reato di apologia del delitto di terrorismo mediante strumenti telematici il pregiudicato catanese Giuseppe D’Ignoti, 32 anni, finito oggi in manette in seguito a una complessa indagine condotta dalla sezione Antiterrorismo Internazionale della Digos della questura di Catania, con il raccordo della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione.

L’indagine si è incentrata sull’acquisizione delle dichiarazioni di numerosi soggetti, localizzati in tutta Italia, virtualmente venuti in contatto su Whatsapp con l’arrestato, e sugli accertamenti approfonditi di natura informatica effettuati dalla Polizia Postale di Catania sull’apparecchio telefonico sequestrato all’indagato.

Il 32enne, infatti, sin dal 2016, su Whatsapp aveva iniziato a svolgere un’intensissima attività di proselitismo in vari gruppi, nei quali si celava sempre sotto lo pseudonimo di “Ahmed” fingendosi di nazionalità egiziana; ai partecipanti inviava numerosi video e immagini ritraenti gesta delle milizie dell’Isis, scene cruente di uccisioni e decapitazioni, e a taluni anche i cosiddetti “Nasheed“, i tipici canti che inneggiano all’Isis e alla jihad, fornendo una visione estremistica e radicalizzata della fede religiosa islamica anche con lo scopo di far osservare rigorosamente alle donne i dettami della religione musulmana.

In particolare il pregiudicato catanese, dopo aver incitato alla jihad e avere invitato a uccidere gli infedeli e a conquistare l’Occidente, pur suscitando la disapprovazione da parte di molti altri partecipanti, affermava che quelli che la pensavano come lui erano presenti in modo capillare sul suolo italiano e pronti ad agire. Significativi alcuni tratti delle intercettazioni telefoniche in cui D’Ignoti più volte inviava gli inni in favore dell’Isis e incitava a prendere un fucile o un coltello e andare ad ammazzare qualcuno, a “fare pulizia a Milano, in Calabria…“, manifestando odio verso qualsiasi cosa rappresentasse l’Occidente.

Gli accertamenti tecnici e l’analisi forense digitale eseguiti dalla Polizia Postale di Catania sulla memoria del telefono e sulla cronologia del browser hanno consentito di accertare oltre alla presenza di numerosi inni, immagini e video in favore dello Stato Islamico inviati ad altri.

Tutti i file che erano stati cancellati da D’Ignoti, comunque, sono stati recuperati dalla Polizia Postale. Tra questi quello di Giulia Sergio, detta Fatima, la prima ragazza italiana che ha aderito alla jihad trasferendosi nel 2015 in Siria e che è stata condannata per terrorismo, nonché un video di fustigazione delle donne sotto le leggi della Sharia.

Gli ulteriori accertamenti effettuati dalla Digos hanno permesso di carpire che la conversione religiosa islamica del 32enne era avvenuta all’interno del carcere di Caltagirone nel 2011 quando stava scontando una pena di 5 anni a seguito del reato di violenza sessuale.

A tale conversione lo aveva indotto il cittadino marocchino Aziz Sarrah, allora 31enne. poi rimpatriato nel 2017 dall’Italia poiché trovato in possesso di un vessillo dell’Isis.

Immagine di repertorio

Redazione

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