Caso Mariella Cimò, ultima prova giudiziaria: il marito accusato di omicidio ricorre in Cassazione

CATANIA – Dopo ben 9 anni arriva un nuovo tassello di quello che è diventato un vero e proprio caso giudiziario relativo alla scomparsa di Maria Francesca, detta Mariella, Cimò. Gli avvocati del marito, Salvatore Di Grazia, accusato di omicidio della donna, hanno presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza di secondo grado che incriminava l’uomo del reato in questione. Secondo i legali, mancherebbero ipotesi certe sull’omicidio di Mariella Cimò.

Mariella è scomparsa da San Gregorio di Catania il 25 agosto 2011, aveva 72 anni ma non dimostrava affatto la sua età. Quel giorno, dopo aver litigato col marito Salvatore Di Grazia, proprio lui è uscito di casa e alle 20, quando è rientrato, la donna non era più lì.



Denunciato l’accaduto e avviate le ricerche, si è perlustrata la loro casa al mare a Pozzillo (Acireale), ma invano. Dall’abitazione principale mancava della biancheria, una borsa – con tutta probabilità -, i documenti e del denaro. Restano solo i cellulari e l’auto.

Stabilito un quadro indiziario a carico di Salvatore Di Grazia, l’8 luglio 2019, la Corte d’Appello del capoluogo etneo ha confermato la condanna a 25 anni per il marito, ritenuto responsabile non solo di omicidio, ma anche di distruzione e soppressione del cadavere della moglie. Il corpo, infatti, non è stato mai ritrovato e tutto è avvolto – ancora – nel mistero.