Caso Ciancio: rapporti con Cosa Nostra, linea editoriale “filtrata” e impiego di capitali mafiosi nella realizzazione dei parchi commerciale Porte di Catania e Sicily Outlet

CATANIA – Le indagini portate avanti dagli inquirenti nei confronti di Mario Ciancio Sanfilippo hanno fatto emergere una pericolosità sociale qualificata. In particolare i profili di pericolosità sociale evidenziati dal pubblico ministero a carico dell’imprenditore catanese si riferiscono in particolare:

  • ai rapporti sinallagmatici intrattenuti da Ciancio con gli esponenti di vertice della famiglia catanese di Cosa Nostra sin da quando l’organizzazione era diretta da Giuseppe Calderone, rapporti poi proseguiti e anzi ulteriormente intensificati con l’avvento al potere di Benedetto Santapaola alla fine degli anni Settanta del secolo scorso e al ruolo di canale di comunicazione svolto dallo stesso Ciancio per consentire ai vertici della famiglia mafiosa di venire a contatto con esponenti anche autorevoli delle istituzioni;
  • alla linea editoriale imposta da Ciancio alla testata giornalistica che vanta il maggior numero di lettori nella Sicilia Orientale, linea editoriale improntata alla finalità di mantenere nell’ombra i rapporti tra la famiglia mafiosa e le imprese direttamente o per interposta persona controllate dalla medesima; di non porre all’attenzione dell’opinione pubblica gli esponenti mafiosi non ancora pubblicamente coinvolti dalle indagini giudiziarie e soprattutto l’ampia rete di connivenze e collusioni sulle quali questo sodalizio mafioso poteva contare per mantenere la propria influenza nella provincia catanese;
  • all’impiego di grandi quantità di capitali di provenienza mafiosa investiti nelle iniziative economiche, anche di natura speculativa immobiliare, poste in essere nell’arco di numerosi decenni dal proposto.

I rapporti tra Ciancio Sanfilippo e Cosa Nostra sono emersi nelle seguenti specifiche vicende imprenditoriali in epoca recente:

  • Parco Commerciale Porte di Catania (realizzato): in tale vicenda Ciancio è coinvolto poiché socio, unitamente a Giovanni Vizzini (la cui figlia è coniugata con Vincenzo Rappa, che appartiene a una famiglia, alcuni dei cui membri sono stati condannati per fatti di cui all’art. 416 bis c.p.) e Tommaso Mercadante (nipote di Tommaso Cannella e figlio di Giovanni Mercadante, entrambi condannati per fatti di cui all’art. 416 bis c.p.). La realizzazione dell’opera venne affidata all’imprenditore Basilotta, sebbene vi fosse l’intendimento di coinvolgere l’imprenditore Incarbone (Mariano Incarbone è imprenditore condannato con provvedimento definitivo quale partecipe alla famiglia Santapaola mentre l’imprenditore Vincenzo Basilotta è deceduto durante il processo d’appello a suo carico, che lo vedeva imputato per fatti di cui all’art. 416 bis c.p.). Peraltro, le intercettazioni eseguite nel contesto investigativo Iblis, confermano che l’affare era infiltrato da Cosa Nostra attraverso Basilotta il quale vi aveva lucrato 600mila euro, consegnati a Raffaele Lombardo (già presidente della Regione Siciliana ed imputato per fatti di cui agli artt. 110 – 416 bis c.p.) che si era interessato al progetto cui partecipava Ciancio Sanfilippo;
  • Parco Commerciale Sicily Outlet (realizzato): in tale vicenda Ciancio emerge sia quale proprietario dei terreni su cui è sorta l’opera sia quale socio nella Dittaino Development. Parte dei lavori, inoltre, sono stati eseguiti da Basilotta e Incarbone;
  • Progetto Stella polare (non realizzato): si trattava di un progetto della Stella polare S.r.l. relativo all’area sud di Catania dove si intendeva creare un centro congressi, strutture per esposizione, acquari, parchi divertimenti, cinema, gallerie commerciali ed altro. Ciancio, proprietario dei terreni, risulta aver avuto un ruolo attivo nella gestione della complessa vicenda imprenditoriale, avendo finanche seguito personalmente l’iter relativo al rilascio delle previste concessioni e fungendo, in tale ambito, da anello di congiunzione con la pubblica amministrazione in luogo dell’amministratore unico. Le intercettazioni, inoltre, consentono di ritenere certo che il general contractor scelto era Mariano Incarbone.
  • costruzione di un insediamento chiuso ad uso collettivo a favore della base di Sigonella (non realizzato): Ciancio oltre a essere proprietario dei terreni sui quali doveva sorgere l’opera era anche socio della Xirumi S.r.l., società che avrebbe dovuto realizzarla. Le intercettazioni in atti consentono, inoltre, di ritenere che la realizzazione delle opere doveva essere affidata a Vincenzo Basilotta;
  • costruzione del polo commerciale denominato Mito (non realizzato): l’insediamento commerciale doveva sorgere nel comune di Misterbianco su terreni di proprietà di Ciancio. L’iniziativa vedeva coinvolti tanto l’editore quanto altre persone risultate essere in rapporti con Cosa Nostra palermitana e messinese.

Il Tribunale, letti i documenti e ascoltate le argomentazioni del pubblico ministero e della difesa, ha ritenuto che Mario Ciancio Sanfilippo sin dall’avvio della sua attività, primi anni ’70, e fino al 2013 abbia agito, imprenditorialmente, nell’interesse proprio e nell’interesse di Cosa Nostra e che in ragione di ciò il suo patrimonio si sia implementato illecitamente, giovandosi anche di finanziamenti occulti e che anche il sodalizio mafioso si sia rafforzato grazie ai fortunati investimenti realizzati per il tramite dell’imprenditore.

L’età avanzata e il tempo risalente degli ultimi accertamenti (2013) hanno indotto il Tribunale a escludere l’attualità della pericolosità sociale, ma tale conclusione, per disposto di legge, non consente al soggetto ritenuto pericoloso di continuare a detenere il patrimonio acquisito in ragione delle illecite cointeressenze, sicché il Tribunale ne ha disposto la confisca.

Il provvedimento è stato eseguito a cura dei carabinieri del ROS e del comando provinciale di Catania.