CATANIA – Si è tenuta ieri, 19 dicembre, l’udienza preliminare presso il Tribunale di Catania per il caso dei due canili gestiti dall’associazione “Nova Entra” a distanza di 3 anni dall’ispezione del Ministero della Salute che portò alla luce le gravissime condizioni di maltrattamento e abbandono degli animali presenti nelle strutture. A seguito della battaglia condotta dalle associazioni animaliste Lega Nazionale per la Difesa del Cane, LAV e l’Altra Zampa, i reati contestati con imputazione coatta agli indagati comprendono anche l’associazione per delinquere e la truffa, oltre appunto ai reati ai danni degli animali.
Inizialmente, infatti, la Procura aveva incredibilmente richiesto l’archiviazione del caso ma, davanti alla mole di documentazione a supporto della denuncia relativa all’associazione per delinquere finalizzata alla truffa e davanti alle relazioni del Ministero della Salute sulle condizioni drammatiche di maltrattamento degli animali, il giudice non aveva potuto fare altro che procedere con l’imputazione coatta a carico del gestore delle strutture e altre figure tra cui funzionari ASP e del Comune. Finalmente la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio che il giudice ha confermato con apposito decreto.
“Siamo davvero soddisfatti per la decisione del Gup del Tribunale di Catania. Nella comunicazione della notizia di reato si fa riferimento ad animali sacrificati alle logiche del profitto, tenuti in queste strutture che non potevano nemmeno definirsi canili, essendo completamente abusive, ma che hanno potuto operare con la complicità dei veterinari pubblici e di funzionari comunali”. Commentano gli avvocati Michele Pezone – Legale e Responsabile Diritti Animali di LNDC, Tania Cipolla e Irene Rizza – Legali dell’Altra Zampa.
“La singolarità di questa vicenda, che la rende un caso a mio avviso di rilevanza nazionale, è che per la prima volta, proprio in una zona dove il malaffare che ruota attorno agli animali ha uno dei suoi picchi, viene contestato un reato associativo anche ai pubblici funzionari che avrebbero dovuto impedire queste condotte”. Spiega l’avv.Michele Pezone “La nostra esperienza ci insegna che in questi casi le vicende processuali, finalizzate a rendere giustizia, producono anche effetti di tipo ‘politico’ che si ripercuotono sulle modalità di agire della pubblica amministrazione, che deve cambiare decisamente modo di affrontare questi argomenti, tenendo in debito conto la sofferenza che queste condotte producono a danno degli animali e della collettività”.
“Confidiamo che in sede dibattimentale si potrà finalmente far luce su questa tragica vicenda che per anni è rimasta in penombra a discapito dei diritti degli animali che non possono e non devono rimanere più solo sulla carta. Tutto questo comunque non sarebbe stato possibile senza le eccellenti indagini portate avanti dalla dott.ssa Muliere del commissariato di Polizia di Nesima e dalla dott.ssa Matassa, coordinatrice dell’unità operativa del Ministero della Salute, che ringraziamo ancora”. Concludono gli avvocati Tania Cipolla e Irene Rizza.
“Finalmente si inizia a fare realmente luce su quanto avveniva in quei canili degli orrori”, afferma Piera Rosati – Presidente LNDC. “Confidiamo che la magistratura faccia il suo lavoro e renda giustizia a quei cani lasciati in balia delle malattie, così come ai cittadini che hanno finanziato – loro malgrado – tutto questo con le loro tasse, dato che questi lager percepivano ingenti somme di denaro pubblico. Ringrazio personalmente le avvocatesse Irene Rizza e Tania Cipolla, dell’associazione locale L’Altra Zampa, che hanno dato aperto il vaso di Pandora e dato il via a questa importantissima azione legale. La loro tenacia e la loro determinazione sono state preziose e continueranno ad esserlo durante i prossimi step”.