Cani maltrattati e in condizioni pessime: si riapre il processo Nova Entra

CATANIA – Il procedimento penale a carico dei gestori del canile lager del capoluogo etneo entra nel vivo e il giudice accoglie la costituzione di parte civile della Lega Nazionale per la Difesa del Cane.

Nel 2014, dopo un’ispezione del ministero della Salute all’epoca coordinata dalla dottoressa Rosalba Matassa, i canili Nova Entra erano stati sequestrati a causa delle gravissime condizioni di maltrattamento sanitario ed etologico a cui erano sottoposti gli animali ospitati.

Dopo questo provvedimento, si è rischiato che tutto finisse in una bolla di sapone. Il sequestro infatti era stato revocato perché incredibilmente i pubblici ministeri avevano considerato infondate le accuse, chiedendo l’archiviazione.

Tuttavia, grazie anche alla battaglia delle associazioni animaliste tra cui LNDC, la giudice Gaetana Bernabò Di Stefano aveva emesso un’ordinanza di imputazione coatta a carico degli indagati per una serie di reati dal maltrattamento e abbandono all’associazione per delinquere e truffa.

Il processo sta finalmente prendendo la giusta piega e Lega Nazionale per la Difesa del Cane è stata ammessa come parte civile insieme alla LAV e a L’Altra Zampa, le tre associazioni che fin dai primi momenti hanno combattuto affinché la gravità delle accuse e dei rilievi fatti dalla dott.ssa Matassa non venisse minimizzata.

“La prossima tappa importante sarà il 17 ottobre – afferma Michele Pezone, legale e responsabile diritti animali LNDC – data della discussione finale dell’udienza preliminare, nella quale insisteremo per la richiesta di rinvio a giudizio di tutti gli imputati”.

“Le condizioni di detenzione dei cani, riscontrate dall’Unita Operativa del Ministero, erano davvero inconcepibili – ricorda Piera Rosati, presidente LNDC -. Circa 1000 cani ammassati in box collettivi, affamati, non curati e in un degrado igienico senza pari. Mi auguro davvero che venga fatta giustizia, tanto più che tra gli imputati di tutto questo ci sono veterinari e dirigenti della sanità pubblica veterinaria, cioè proprio quelli che dovrebbero garantire il benessere degli animali“.