CATANIA – Ultimamente sul web sta spopolando un “gioco” se vogliamo chiamarlo così che altro non è che l’ennesima idiozia che prima o poi avrebbe dovuto saltare fuori.
C’era da aspettarselo infatti, il problema è che si tratta di una challenge pericolosa non solo per bambini ed adolescenti ma in generale per chi è debole di carattere e che quindi si lascia abbindolare facilmente, magari poi perché ha problemi a sua volta.
Si tratta della così detta “whale challenge”, per cui sono tra l’altro morti più di 100 ragazzi. Partita in Russia, si è poi sviluppata ed estesa in altri paesi quali Colombia, Cile, Brasile, Bolivia, Spagna ed Uruguay; ma non è tutto, il “gioco” sta infatti prendendo piede anche in Italia.
In Liguria, lo scorso febbraio, un ragazzino, probabilmente vittima del meccanismo ha deciso di togliersi la vita buttandosi dal dodicesimo piano di un palazzo, finendo per sfracellarsi al suolo ormai senza vita.
Adolescenti, solitamente fra i 9 ed i 17 anni, solari ed attivi che hanno deciso di suicidarsi perché molestati psicologicamente, manovrati sin dai primi giorni e manipolati fino all’ultimo. Mentre compiono l’atroce gesto spesso vengono filmati da altri che hanno sempre saputo tutto ma che non hanno poi mai detto niente affinché venissero salvati.
Coloro che arrivano all’ultimo step, alla 50esima prova, sono trattati con grande rispetto e riverenza perché coraggiosi e degni di essere ammirati; si parla ovviamente di follia che trasforma internet in una macchina infernale, priva di alcun controllo e sorveglianza, un mondo libero e segreto anche agli stessi genitori che mai avrebbero potuto aspettarsi una fine del genere per i loro figli.
Sul web impazzano foto raccapriccianti che tra l’altro urtano in modo a dir poco spropositato la sensibilità di chi è costretto a vederle. Ma andiamo a capire meglio come funziona tutto questo e soprattutto in cosa consiste.
La challenge è accessibile a tutti, per prenderne parte basta infatti utilizzare appositi hashtag che consentirebbero agli organizzatori, i così detti “curatori” di localizzare il giocatore e di informarlo sulle modalità di partecipazione.
Come già detto il “gioco” dura 50 giorni e al termine ci si deve suicidare poiché in caso non venisse compiuto tale gesto, i giocatori riceverebbero automaticamente pesanti minacce. A ciascun giorno equivale una diversa prova ed ogni singola traccia deve essere cancellata una volta che si riceve la disposizione successiva.
Ed è proprio il fatto che si elimini ogni azione che potrebbe destare sospetto che mette in serie difficoltà gli inquirenti nel momento in cui questi si ritrovano a dover ricercare prove certe. Non parlarne con i familiari e non farsi scoprire in alcun modo è la regola principale da rispettare.
Inutile raccomandare ad una maggiore supervisione e invitare ad una piena consapevolezza giovani e non a proposito di challenge di questo tipo che certamente vanno ad urtare oltre che la senisibilità la capacità d’intendere chiaramente ciò a cui si sta partecipando.