Azienda agricola della moglie di Totò Cuffaro vince ricorso al Tar di Catania contro l’interdittiva antimafia

Azienda agricola della moglie di Totò Cuffaro vince ricorso al Tar di Catania contro l’interdittiva antimafia

CATANIA – Il Tar di Catania – presieduto da Federica Cabrini – ha annullato l’interdittiva antimafia emessa dal prefetto di Catania contro l’azienda agricola di Giacoma Chiarelli, moglie di Totò Cuffaro.

L’ex presidente della Regione si occupa da un po’ di coltivazioni pregiate nella tenuta di sua proprietà a San Michele di Ganzaria, zona particolarmente fertile del Catanese.

La decisione del Tar ha comportato la decadenza di tutti i contributi erogati all’azienda e la restituzione delle somme già percepite.

Tuttavia, l’azienda agricola ha presentato un ricorso per chiedere l’annullamento dell’interdittiva e della nota dell’autorità nazionale anticorruzione.

Gli avvocati della difesa hanno sostenuto che il provvedimento del Prefetto fosse illegittimo e il Tar ha condiviso le loro tesi, annullando i provvedimenti impugnati.

Per i legali la pena inflitta dalla Cassazione era stata scontata e per di più con una condotta esemplare da parte del Cuffaro, che durante il periodo di detenzione ha, anche, conseguito la laurea in Giurisprudenza, scrivendo diversi libri e spendendosi in più occasioni in iniziative sociali. 

Ma non è tutto: l’ex presidente della Regione Siciliana è attivista dell’Associazione “Nessuno tocchi Caino”, fondatore, promotore e Presidente dell’organizzazione Onlus “Aiutiamo il Burundi“, che raccoglie fondi per il funzionamento dell’ospedale di Rusengo a Ruyigi. 

Grazie alla sentenza, all’azienda agricola dell’ex presidente della Regione Cuffaro dovranno essere erogati tutti i contributi e le sovvenzioni spettanti.

Il Tar, condividendo le tesi degli avvocati, ha accolto il ricorso e annullato i provvedimenti impugnati

Cos’è l’interdittiva antimafia?

L’interdittiva antimafia è uno strumento giuridico che viene utilizzato in Italia per contrastare le attività criminali delle organizzazioni mafiose.

Essa consiste in una serie di divieti e limitazioni imposti dal Prefetto su determinate attività commerciali o professionali, al fine di prevenire il rischio di infiltrazione mafiosa in tali settori. In pratica, l’interdittiva antimafia impedisce alle persone o alle aziende interessate di partecipare a gare d’appalto, ottenere finanziamenti pubblici o esercitare determinate attività.

L’interdittiva antimafia può essere emessa su richiesta della magistratura o dell’autorità di pubblica sicurezza, oppure può essere adottata d’ufficio dal Prefetto.

Quest’ultimo è il responsabile dell’ordine pubblico nella provincia in cui opera e ha il compito di monitorare le attività delle organizzazioni mafiose, nonché di adottare le misure necessarie per prevenire il loro insediamento nel territorio.

Le conseguenze dell’interdittiva antimafia possono essere molto pesanti per le persone o le aziende colpite. Ad esempio, possono perdere importanti finanziamenti o appalti, o addirittura il permesso di esercitare la propria attività. Inoltre, l’interdittiva può essere un segnale di avvertimento per le autorità competenti, che potrebbero aprire un’indagine sulla presunta infiltrazione mafiosa nella gestione dell’attività interessata.

Nonostante il suo potenziale impatto, l’interdittiva antimafia è stata spesso criticata per la sua natura preventiva e per la difficoltà di dimostrare la reale presenza di infiltrazioni mafiose in un’attività.

Infatti, il provvedimento può essere emesso anche in assenza di provvedimenti giudiziari definitivi, sulla base di mere indagini o sospetti. Inoltre, l’interdittiva può creare una sorta di “effetto domino”, in cui l’azienda colpita viene stigmatizzata e ostracizzata dagli altri operatori del settore, a prescindere dalla reale presenza di infiltrazioni mafiose.

Proprio per questo motivo, è importante che l’emissione dell’interdittiva sia sempre accompagnata da una serie di garanzie procedurali e di salvaguardie per le persone o le aziende interessate.

Ad esempio, è fondamentale che l’interdittiva sia sempre basata su prove concrete e verificabili, e che venga emessa solo in casi eccezionali e ben motivati. Inoltre, è importante che le persone o le aziende colpite abbiano la possibilità di difendersi e di dimostrare la loro estraneità alle attività criminali.