CATANIA – Prosegue lo sciame sismico, ma la paura a Catania e nella parte settentrionale della sua provincia sembra che sia definitivamente terminata. È quanto emerge da un ultimo monitoraggio dell’attività dell’Etna avvenuto ieri pomeriggio, dopo le scosse degli ultimi giorni.
Quanto accaduto ha avuto inizio la mattina dello scorso 24 dicembre, anche se gli effetti veri e propri si sono visti qualche ora dopo. Ce lo spiega Stefano Branca, responsabile del monitoraggio vulcanologico dell’Osservatorio Etneo dell’Ingv, che ha ricostruito in breve l’evento che ha coinvolto la provincia etnea.
“Lo sciame sismico è cominciato alle ore 8,50 del 24 dicembre – spiega Branca –. Un paio di ore dopo c’è stata un’intrusione del magma, che dal nuovo cratere di sud-est ha creato una spaccatura, sempre in direzione sud-est, quindi nella parte occidentale della Valle del Bove. Così è iniziata l’eruzione con le colate laviche nella Valle e quest’attività è proseguita per poco più di due giorni, terminando ieri mattina”.
La sismicità è ancora in corso, anche se in forte diminuzione. Inoltre, l’ipotesi dell’apertura di una nuova bocca sembra essere ormai tramontata data la fine dell’evento eruttivo.
“Questa sismicità non si è attenuata – conclude Branca –, in quanto il dicco magmatico ha cercato di scendere in profondità oltre quota 2.400 metri. La sua spinta ha causato tutti i terremoti del basso versante, tra cui quello di magnitudo 4.8 della notte tra il 25 e il 26. Da ieri possiamo dire che l’eruzione è terminata, i fenomeni a essa connessi stanno diminuendo e il tremore si è riabbassato. Lo sciame sismico continua tra Piano del Vescovo e Rifugio Sapienza, ma a livello superficiale, su valori di magnitudo non oltre 2.5 e con una frequenza sempre più bassa. Ieri pomeriggio abbiamo effettuato il sopralluogo e non c’era alcuna attività effusiva. Il rischio dell’apertura di una nuova bocca c’è stato, però adesso dato l’attenuamento si sta sempre più allontanando”.



