Assumevano falsi colf e badanti, lavoratori costretti a versare contributi autonomamente: denunciati due catanesi

Assumevano falsi colf e badanti, lavoratori costretti a versare contributi autonomamente: denunciati due catanesi

CATANIA – Un traffico di false assunzioni come colf e badanti per regolarizzare cittadini extracomunitari in cambio di somme fino a 500 euro. I carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro di Catania hanno denunciato due truffatori catanesi, già gravati da precedenti specifici, ritenuti responsabili di aver attivato telematicamente falsa documentazione attestante ben 20 rapporti di lavoro in verità inesistenti.

Le ipotesi di reato vanno dal falso al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a scopo di lucro, alla truffa all’INPS. Le indagini hanno portato alla luce la realtà delle legalizzazioni facendo emergere situazioni anche curiose, come quella di rapporti di lavoro intestati a persone inconsapevoli, l’impiego di lavoratori addetti al giardinaggio in luoghi senza verde, l’impiego per 5 ore al giorno per le pulizie di un mono-vano di 20 metri quadri, finti luoghi di lavoro indicati come pubblici esercizi e non dimore private come recita la normativa.

Addirittura per avvalorare il finto rapporto di lavoro i militari del NIL hanno accertato che i cittadini stranieri sborsavano di propria tasca i contributi all’INPS al posto dei finti datori di lavoro che risultavano intestatari dei versamenti.

I militari, investiti delle verifiche da parte dell’ufficio immigrazione della locale Questura, hanno condotto prolungate indagini per oltre un anno che hanno permesso di appurare l’esatta dinamica delle comunicazioni informatiche risalendo agli effettivi mittenti delle comunicazioni on-line, riscontrando l’inesistenza di fatto dei rapporti denunciati che avrebbero dato titolo alla legalizzazione. L’esito degli accertamenti ha consentito così di proporre il respingimento di 20 pratiche di altrettanti cittadini stranieri di origine asiatica, magrebina, sudamericana.

Le indagini hanno evidenziato un vero e proprio traffico di pseudo rapporti di lavoro nel quale è emerso che, in alcuni casi, gli stranieri desiderosi di legalizzare la propria posizione sul territorio italiano hanno dovuto corrispondere agli organizzatori somme variabili fino a 500 euro a pratica.