CATANIA – “Con la crisi pandemica circa metà dei nuclei abitativi ha avuto e continua ad avere una forte riduzione del reddito, il che non ha fatto che aggravare una crisi degli alloggi già drammatica nel nostro Paese. Un’indagine del luglio scorso effettuata da Bankitalia rilevava che già dai primi mesi del lockdown circa il 40% di chi aveva contratto mutui è in difficoltà nel pagare le rate, mentre la stessa percentuale di inquilini è in difficoltà a pagare le spese legate a canone ed utenze“.
Inizia così la nota stampa inviata da Asia Usb.
“Questi dati non fanno che aumentare le disuguaglianze sociali che vedono già centinaia di migliaia di persone e nuclei familiari vivere in situazioni abitative improprie e precarie, come quelle dei palazzi abbandonati occupati per necessità, mentre la ricchezza di pochi non fa che crescere. Il problema non è la disponibilità di alloggi: in Italia ci sono oltre 6 milioni di case inutilizzate, centinaia di migliaia nelle grandi città, e migliaia sono lasciati vuoti per la crisi del turismo e degli affitti brevi. Il vero problema è dunque l’equa distribuzione di questo bene fondamentale che deve essere sottratto alla logica del profitto.
Milioni di cittadini nel nostro paese sono ostaggi delle banche e dei proprietari immobiliari che fanno pagare mutui o affitti ormai insostenibili per gran parte delle famiglie, dei single e degli studenti fuori sede. Negli ultimi decenni questa situazione è stata favorita dalla totale mancanza di una politica pubblica per la casa, dai processi di privatizzazione e finanziarizzazione che hanno portato alle dismissioni del patrimonio degli enti pubblici, alla concentrazione della proprietà immobiliare in mano ai grandi proprietari (in entrambi i casi spesso rappresentati dai grandi fondi immobiliari), nonché alla liberalizzazione del mercato degli affitti privati attraverso l’abolizione dell’equo canone con la legge 431/1998. Lo stesso vale per i/le giovani studenti fuori sede che spesso vengono privati del diritto allo studio, e dunque sono obbligati ad abbandonare i propri percorsi formativi, in quanto costretti a ricorrere ad affitti da rapina per un posto letto a causa della scarsità di alloggi e la mancanza di studentati pubblici.
Un fenomeno che, peraltro, non fa altro che alimentare quei processi di gentrificazione e studentificazione che favoriscono l’espulsione e la segregazione. Nonostante la natura strutturale della crisi abitativa, gli ultimi governi hanno scelto di ridurre il problema della casa a problema di un profitto e di ordine pubblico. Esempio di tale logica è il “Piano casa” del governo Renzi (legge n. 80/2014), che ha sdoganato la vendita massiccia degli alloggi di edilizia residenziale pubblica (art. 3) e introdotto l’articolo 5 che, negando la residenza a chi occupa per necessità, ha dichiarato guerra ai più poveri e ha spianato la strada alle leggi sulla sicurezza urbana dei ministri Minniti e Salvini, favorendo la politica complice con gli speculatori e la rendita.
Il fallimento della politica della casa e delle scelte privatistiche sono tuttavia dimostrate dal numero degli sfratti ratificati dai Tribunali in Italia negli ultimi 5 anni: circa 300.000 sentenze esecutive, il 90% delle quali per morosità incolpevole, che aumenteranno in questo ultimo anno grazie alla crisi pandemica. Ma ora Confedilizia vuole la fine del blocco degli sfratti, approvato durante la crisi pandemica e che scade il prossimo 30 giugno: come si può giustificare una simile richiesta mentre stiamo vivendo una crisi sanitaria senza precedenti, e per la quale la casa è diventata l’unico rifugio? È giunta l’ora di cambiare rotta firmando la petizione (clicca qui) e sostenendo la piattaforma che presenteremo al Presidente del Consiglio Mario Draghi ed ai Ministri competenti anche sotto forma di proposta di legge:
- per una nuova legge in grado di calmierare i canoni privati per gli alloggi di civile abitazione in base al reddito degli inquilini;
- per un nuovo piano decennale nazionale di case popolari, finanziato con i fondi ex-Gescal ancora non spesi, con l’utilizzo dei soldi del Next Generation EU e con una nuova Gescal, utilizzando il patrimonio sfitto e senza nuovo consumo di suolo;
- per fermare gli sfratti, gli sgomberi e i pignoramenti della prima casa;
- per la cancellazione degli articoli 3 e 5 della Legge n. 80/2014 che dispongono la vendita degli alloggi popolari e prevedono la deportazione degli inquilini che non possono acquistare, e che vietano le residenze e negano l’allaccio di acqua e luce a chi ha occupato uno stabile o un alloggio per necessità;
- per il riuso del patrimonio già costruito, la tassazione degli alloggi vuoti e degli affitti brevi“.
Oltre ad ASIA USB, fra i promotori della petizione troviamo il Movimento per il Diritto all’Abitare, Cambiare Rotta-Noi Restiamo e Sciopero degli Affitti.