Arresti importanti, killer, mafiosi, agguati: la carriera di Luigi Venezia grazie ai racconti degli amici

Arresti importanti, killer, mafiosi, agguati: la carriera di Luigi Venezia grazie ai racconti degli amici

CATANIA – Nonostante siano trascorsi diversi giorni dalla notizia che ha sconvolto il mondo dell’Arma dei carabinieri, i dettagli di quanto accaduto a Luigi Venezia, ex militare, sono ancora poco nitidi. È il 28 febbraio scorso, quando alle 13,30 circa, il corpo del 59enne – residente a San Giovanni La Punta, nel catanese – viene trovato privo di vita a Lentini, esattamente in contrada Sabuci. L’ex militare, secondo una prima ricostruzione da parte degli inquirenti, sarebbe stato freddato da alcuni colpi di arma da fuoco, fatale un proiettile che l’avrebbe raggiunto alla testa, uccidendolo.

Le indagini sono ancora in corso e diverse le piste seguite: sembrerebbe che ad uccidere Luigi Venezia siano stati due uomini con il volto coperto. Forse una rapina finita male o forse una resa dei conti per il passato dell’ex militare.

Per raccontarvi la carriera di Luigi Venezia ci siamo avvalsi dei ricordi di alcuni colleghi postati sul profilo Facebook dell’ex militare. “Rambo”, è questo l’epiteto con cui veniva soprannominato l’ex brigadiere. “Intelligente, attivo, intraprendente e determinato, dotato di un altissimo senso del dovere rivolto sempre alla difesa dei più deboli. Un soldato, come amava definirsi, con uno spiccato acume investigativo e una capacità operativa fuori dal comune”, il lungo messaggio di Ettore Mastrojeni, ex comandante dei carabinieri, inizia così.

Il passato di Venezia è fatto di killer, mafiosi, arresti importanti e date che hanno segnato la storia. Come il conflitto a fuoco ingaggiato nel 1992 nella circonvallazione di Acireale, nel catanese, dove un commando di killer voleva ucciderlo. Nella circostanza, Luigi Venezia, rispose al fuoco e riuscì a salvarsi guidando per un paio di chilometri la sua auto completamente sdraiato per evitare le pallottole di chi, quel giorno, voleva farlo fuori.

“Era stato protagonista delle più brillanti attività investigative – continua Mastrojeni – del ‘mitico’ Nucleo Operativo dei carabinieri di Catania a partire dagli anni ’80, con la cattura dei più grandi latitanti mafiosi”. 

Sabato scorso, nella chiesa madre di San Giovanni La Punta si sono svolti i funerali: una chiesa gremita che non è riuscita a contenere tutti. Una cerimonia toccante, tra lacrime e disperazione, e tra ricordi e passato. “Luigi ha avuto la capacità di riunire attorno a sé 30 anni di storia dell’Arma catanese”, conclude Mastrojeni. “Ciao Luigi”.

Toccanti anche le parole dell’avvocato Giuseppe Lipera del Foro di Catania: “Ci conoscevamo all’incirca da 40 anni, ci siamo dati del Lei per tantissimo tempo e solo da pochi anni del Tu, eravamo leali e buoni amici da sempre. Un vero amico, ripeto. Se lo chiamavi accorreva subito. Lo stimavo profondamente e sinceramente perché era onestissimo, capacissimo, coraggioso, fedele e affabile”. 

“L’ho visto per l’ultima volta circa un mese fa – scrive in un lungo post l’avvocato Lipera -, venne a trovarmi in tribunale perché volevo chiedergli un consiglio, cosa che fece subito e come sempre, mi disse cose giuste. Non scorderò mai un simpatico e singolare episodio…”, anche per il legale un piccolo salto al passato riporta in mente ricordi ancora nitidi: “Catania, 1985. Lui era al Nucleo Operativo all’epoca e mi ritrovai in macchina solo con lui, una Giulia Alfa Romeo, credo fosse di colore verde, con quella particolare antenna che chiunque capiva trattarsi di un’auto civetta. Eravamo entrambi giovani e felici perché avevamo appena scarcerato un maresciallo da me difeso e che ingiustamente era stato accusato da un ‘pentito’. Si doveva organizzare il suo arrivo a Catania da Forte Boccea. In pochi minuti, da piazza Giovanni Verga, dove si trova ancora oggi la sede del Comando dei carabinieri, arrivammo in casa di Luigi Martino, in piazza Stesicoro. Non vi dico che paura! L’appuntato Venezia guidava benissimo, come un pilota di Formula Uno, ma la paura fu tanta per me e spesso glielo rinfacciavo, sorridendo ovviamente”. 

“Luigi Venezia, il brigadiere Venezia – diventato sottufficiale per i meriti speciali – ci mancherà a tutti, questo è più che certo”, conclude l’avvocato Giuseppe Lipera. “Auspico che i suoi crudeli e feroci assassini vengano scoperti, processati e condannati per come meritano”. 

In pensione da sei anni, Luigi Venezia era stato in servizio anche a Reggio Calabria per poi ritornare a Catania. Quanto accaduto in quella fredda giornata di febbraio resta ancora un mistero: i carabinieri di Augusta e la Procura di Siracusa stanno lavorando giorno e notte per ricostruire e risalire all’identità dei due killer. Intanto, sembrerebbe che durante il conflitto a fuoco, Luigi Venezia, abbia “risposto” e che l’arma dell’ex militare sia stata portata via dagli assassini.

Tra i tanti commenti di cordoglio c’è chi invita tutti a “lasciare lavorare gli investigatori” perché “in questo momento così delicato ogni commento potrebbe compromettere qualsivoglia attività di polizia giudiziaria in fase di indagini”. 

Ciao Luigi.