Catania, arrestati Virlinzi e il presidente della Commissione tributaria Impallomeni

CATANIA – Nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica etnea, gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, sulla base di un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Catania, hanno arrestato 4 persone per corruzione in atti giudiziari, tra i quali il presidente di Sezione della Commissione Tributaria Provinciale di Catania, Filippo Impallomeni, e l’imprenditore Giuseppe Virlinzi. A un quinto soggetto è contestato il reato di favoreggiamento aggravato.

La società coinvolta nell’inchiesta coordinata dal pm Tiziana Laudani è la Virauto, concessionaria Ford di Catania.

Nell’indagine è emerso che Impallomeni aveva a propria disposizione diverse auto della concessionaria e in cambio avrebbe dilazionato pagamenti di cartelle esattoriali che riguardavano Iva, Irap e Ires. In manette sono finiti anche Giovanni La Rocca, storico consulente della Virauto e Agatino Micalizzio direttore commerciale della Virauto. Il provvedimento restrittivo è stato firmato dal gip Marina Rizza. Il quinto indagato per favoreggiamento è Antonino Toscano.

L’attività – svolta dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica etnea – ha fatto emergere l’esistenza di un consolidato accordo criminoso tra gli indagati, protrattosi nel tempo e volto ad assicurare sentenze favorevoli al gruppo imprenditoriale in relazione a ricorsi dallo stesso proposti innanzi alla Commissione Tributaria provinciale di Catania.

Decisivo, in tale contesto, il ruolo del giudice Impallomeni, il quale, attraverso costanti contatti con il commercialista La Rocca e rivestendo sempre il ruolo di presidente – relatore ed estensore delle relative sentenze -, provvedeva a redigere sentenze di accoglimento dei ricorsi presentati dalle società, garantendo in tal modo l’annullamento di accertamenti fiscali di rilevante ammontare. Di particolare rilievo una sentenza che, nel merito, è stata ritenuta del tutto illegittima in quanto basata su presupposti falsi, mentre in altri casi le sentenze di accoglimento dei ricorsi riconducibili al gruppo Virlinzi sono state emesse in tempi ristrettissimi.

 A fronte di taledisponibilità, il gruppo imprenditoriale assicurava nel tempo a Impallomeni la messa a disposizione gratuita di diverse autovetture, per le quali la concessionaria della famiglia Virlinzi si accollava anche tutti i costi di manutenzione, assicurazione, ivi compresi quelli di riparazione in caso di guasti e incidenti.

Gli accertamenti volti ad acquisire la documentazione relativa alle predette autovetture hanno fatto emergere l’inesistenza di titoli giustificativi dell’uso delle stesse da parte del giudice. Nonostante ciò, su una delle due autovetture intestate alla concessionaria il giudice Impallomeni aveva anche apposto un adesivo riportante lo stemma “magistratura tributaria”.

La stessa concessionaria è stata utilizzata dal giudice anche per riparare l’autovettura della moglie, con spese, anche in questo caso, a carico del gruppo.

Nel corso delle indagini, dopo l’effettuazione di alcune acquisizioni documentali alla Commissione tributaria, sono stati accertati anche gravi condotte volte a depistare le indagini da parte del giudice.

Particolarmente significativo è stato il tentativo posto in essere dal giudice, con la complicità del cancelliere Toscano, di recuperare da un ufficio della Commissione Tributaria una sentenza favorevole emessa e depositata nel luglio 2015 sempre nei confronti di una società del gruppo Virlinzi. L’intenzione era quella di sostituire alla sentenza di accoglimento del ricorso presentato dalla società una sentenza di condanna, al fine di “smontare” l’eventuale impianto accusatorio, posto che l’acquisizione di diverse sentenze riconducibili anche al gruppo VIRLINZI alla Commissione Provinciale da parte della Guardia di Finanza aveva ingenerato allarme nello stesso. Tale tentativo, tuttavia, non è andato a buon fine, poiché la decisione era già stata depositata e registrata e, pertanto, i predetti si vedevano costretti a desistere dall’ulteriore azione criminosa.

Gli arrestati sono stati condotti nella Casa Circondariale di Piazza Lanza a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, ad eccezione di Toscano, posto agli arresti domiciliari.