CATANIA – Era stato identificato dalle riprese del sistema video di sorveglianza della rivendita di tabacchi vittima di un furto il 12 luglio. Scarso il “bottino”, qualche stecca di sigarette e circa 70 euro. Aveva continuato ad aggirarsi nei pressi della stazione anche nei giorni successivi fino all’arresto il 15 luglio da parte della Polizia Ferroviaria di Catania Centrale.
È la storia di un giovane italiano, senza fissa dimora, in questi giorni di caldo torrido, come i tanti che vivono nella sua situazione cercando riparo sotto portici o nei locali della Stazione e vivendo d’espedienti, piccoli lavoretti, elemosine. Una situazione esasperata ed esasperante aggravata anche dal consumo di alcol e droghe.
Portato in stato di fermo negli Uffici di Polizia, dopo aver ammesso la propria responsabilità in ordine al furto e dopo essere stato denunciato a “piede libero” si è rifiutato di lasciare gli Uffici della PolFer. Il giovane in uno stato di visibile alterazione psichica ha cercato disperatamente di convincere i poliziotti ad arrestarlo o a condurlo in una comunità. Una richiesta d’aiuto importante che denuncia un malessere intenso e non sopportabile. Nonostante la tarda serata gli agenti hanno richiesto l’aiuto della Caritas di Catania che è intervenuta, come sempre, prontamente. Dopo aver calmato il ragazzo, averlo sfamato e donatogli un paio di scarpe, gli è stato promesso un incontro con l’assistente sociale per un inserimento in una comunità di recupero tossicodipendenti.
L’appuntamento era fissato per stamattina ma il ragazzo non si è presentato.
Resta il fatto che si vive in città una situazione disperata, tra chi cerca un riparo e un aiuto concreto costretto dagli eventi a vivere d’espedienti e chi tenta di mantenere la sicurezza e il rispetto delle leggi. Ma mancano le strutture di supporto, che il volontariato da solo non può colmare, mancano gli accessi diretti agli sportelli d’ascolto, mancano le case, oltre che il lavoro, manca l’assistenza anche notturna a chi disperato vive estate e inverno per strada. Solo la Caritas e le altre importantissime realtà del volontariato sociale non possono colmare questi vuoti lasciati dalle amministrazioni.