Un anno fa naufragio nel Canale di Sicilia. Ultima fase recupero salme, relitto portato ad Augusta

CATANIA – Oggi, 18 aprile 2016, ricorre il primo anniversario del naufragio nel canale di Sicilia di un’imbarcazione carica di migranti partiti dalle coste libiche, evento a seguito del quale persero la vita molte centinaia di persone.

Proprio in questi giorni, peraltro, sta per iniziare l’ultima e più impegnativa fase delle operazioni di recupero delle salme dei migranti e dell ‘imbarcazione naufragata.

Infatti, tali operazioni, volute per motivi umanitari dal Governo Italiano e delegate alla Marina Militare e all’ufficio del Commissario Straordinario per le persone scomparse, sino ad oggi hanno già consentito il recupero di 169 salme, e in quest’ultima fase la Marina Militare, avvalendosi di apposite apparecchiature messe a disposizione da una ditta all’uopo incaricata, provvederà al recupero dell’imbarcazione affondata e delle salme che giacciono all’interno.

A seguito del tragico naufragio, questa Procura distrettuale aveva da subito avviato indagini per accertare le modalità dei fatti e individuarne i responsabili, ascoltando anche in sede di incidente probatorio, nell’immediatezza dei fatti, sia i migranti sopravvissuti che due ufficiali del mercantile portoghese che aveva tentato di soccorrere il barcone prima del naufragio.

Al fine di accertare con esattezza la dinamica del sinistro, inoltre, con l’indispensabile ausilio della Marina Militare, era stata effettuata una ispezione subacquea del relitto.

Alla luce degli elementi emersi all’esito delle indagini, su richiesta di questa Procura della Repubblica, il Gip di Catania emetteva ordinanza di custodia cautelare in carcere per gli indagati Mohamed Ali Malek e Mahmud Bikhit per i delitti di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato, naufragio colposo ed omicidio colposo plurimo.

Tali misure cautelari sono state pienamente confermate sia dal Tribunale del riesame che dalla Corte di Cassazione e, dopo l’esercizio dell’azione penale, gli imputati hanno chiesto il rito abbreviato che si sta celebrando innanzi al Gup di Catania.

L’evento che oggi si commemora costituisce, come è noto, uno dei molteplici episodi di ingresso clandestino via mare risoltosi con un naufragio per la precarietà delle condizioni di navigazione ed evidenzia l’assoluta opportunità della scelta organizzativa compiuta dal Procuratore pro tempore nell’ottobre del 2013 all’indomani del naufragio al largo delle coste di Lampedusa, allorché venne adottata la procedura, innovativa per l’epoca, di istituire un gruppo specializzato, a composizione mista con magistrati della D.D.A. e della Procura ordinaria, preposto al contrasto delle organizzazioni transnazionali che, speculando sulle condizioni di miseria o sulle situazioni belliche dei paesi da cui provengono le centinaia di migliaia di migranti che intendono raggiungere l’Europa, perseguono lucrosi profitti esponendo a grave rischio migliaia di vite umane.

Il gruppo specializzato ha conseguito risultati che possono definirsi di assoluta importanza, consentendo, tra l’altro, di identificare e perseguire gli organizzatori dei viaggi via mare operanti in Egitto, Libia e Turchia.

In tal senso sono state effettuate numerose rogatorie internazionali, ed in alcuni casi, dopo aver ottenuto dal Gip ordinanze custodiali, è stata anche chiesta l’estradizione per alcuni soggetti identificati come capi e promotori.

A tal fine, sono state anche elaborate interpretazioni giurisprudenziali, tra cui quella sulla giurisdizione italiana e sui poteri di intervento in acque internazionali, e strategie sul pronto intervento in alto mare, la cui rilevanza per un più efficace contrasto al fenomeno criminale in argomento è stata autorevolmente riconosciuta dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e in altri sedi nazionali e internazionali. Di assoluto rilievo per il conseguimento di tali risultati si è rivelato il fondamentale apporto fornito dalla Marina Militare per gli interventi in acque internazionali.

La stessa Marina Militare ha poi costituito il punto di riferimento del Governo italiano per l’approntamento delle modalità di recupero del relitto e delle salme di cui sì è detto, per le quali è previsto il ricorso a tecnologie avanzate, nonché per il coordinamento delle complesse attività di recupero: basti pensare che il relitto è affondato a una profondità di circa trecentosettanta metri e che le centinaia di salme, ancora in esso imprigionate da un anno, devono essere recuperate senza compromettere la pubblica igiene e l’incolumità degli operatori.