Un anno di…. cronaca: l’eredità del 2015

CATANIA – Si è concluso il 2015 ed è iniziato l’anno nuovo. Come spesso accade è tempo di bilanci, di sintesi, di riflessioni. Va bene la festa, il brio, il divertimento e la spensieratezza dell’ultimo giorno e della mezzanotte. Ma cosa è accaduto negli ultimi 365 giorni?

Fatti, misfatti, cose positive e negative. Di quelle che lasciano il segno e che possono cambiare la vita di alcune famiglie, di una società, di una città, di un’intera regione. Sicuramente gli episodi neri sono quelli che difficilmente verranno dimenticati, soprattutto per chi ne è stato vittima.

Ma, andiamo per gradi. Perché il momento difficile della Sicilia si è visto sotto tanti punti di vista, a cominciare dalla mobilità. Nei primi giorni dello scorso aprile, infatti, la Trinacria si è spezzata in due a causa del crollo del pilone del ponte Himera dell’autostrada Palermo-Catania. Un episodio che ha creato molti disagi ai viaggiatori, costretti a compiere viaggi interminabili per giungere a destinazione. E neanche l’uso dei treni è servito a qualcosa. Reti ferroviarie obsolete, frane, maltempo, deragliamenti: le ore di viaggio diventano sempre più interminabili. Intanto, tra polemiche e tentativi di risoluzione si è giunti all’apertura di una bretella temporanea. Ma, per tutti i siciliani, bisognerà attendere ancora molto prima di riavere la A19 perfettamente agibile.

Sempre in quel periodo, intanto, viene arrestato Sebastiano Mazzei. Era ricercato da oltre un anno dalla polizia dopo essere sfuggito al blitz “Scarface”. Figlio di Santo Mazzei, “Nuccio u carcagnuso” è stato colto di sorpresa nella sua abitazione a Ragalna, mentre era in compagnia della moglie e del cane Michael (nome tratto dal film “Il Padrino”). Un’azione che ha inferto un duro colpo a una delle famiglie mafiose più importanti della provincia catanese e che ha colto di sorpresa lo stesso boss, che non ha opposto alcuna resistenza al momento del fermo.

A questo fatto, poi, si aggiunge anche un altro “attacco” da parte delle forze dell’ordine. Lo scorso giugno, infatti, un intervento massiccio ha portato all’arresto di 30 persone, alcune delle quali colte in flagrante mentre ritiravano il pizzo. Il maxi arresto è stato frutto di un’indagine avviata nel 2012, utile nel fare emergere aspetti importanti del modo di agire del clan. E, ancor di più, dei nuovi metodi di azione della malavita sul territorio.

Impossibile non tener conto dei continui interventi delle forze dell’ordine e degli sbarchi avvenuti in Sicilia nel corso dell’intero anno. Ma, quello che balza agli occhi, è il caso di femminicidio avvenuto a Nicolosi il 7 ottobre. Una giovane ragazza madre, Giordana Di Stefano, è stata uccisa a coltellate in una stradina del paesino etneo. Appena 21 anni, una vita stroncata, anzi due: perché ad essere penalizzata è stata anche la figlia. A distanza di poche ore, l’assassino è stato fermato a Milano. Era l’ex compagno, Antonio Luca Priolo, 25 anni. Affranto ha dichiarato di aver compiuto l’insano gesto, spinto dalla rabbia e dal rancore per la denuncia per stalking contro di lui. Ammissione che mai basterà a ridare la mamma alla figlia, e la figlia ai genitori.

Sempre nello stesso mese, intanto, scoppia la bufera che vede coinvolto l’imprenditore Mario Ciancio, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Un processo lungo, che ha avuto epilogo solo il 21 dicembre, con l’assoluzione dell’imprenditore per mancanza di elementi necessari ad istruire un processo. 

Episodio che ha provocato un vero e proprio terremoto anche nel settore dell’editoria siciliana e catanese. La nota emittente televisiva Antenna Sicilia, infatti, ha chiuso i battenti del reparto dedicato all’informazione, licenziando numerosi dipendenti. Inutile il tentativo di acquistare una parte della società da parte di giornalisti e operatori. E questo che influenza avrà nel futuro dell’informazione siciliana? Chi sa che nel 2016 non arrivi qualche risposta.

Infine, per concludere questa pagina della cronaca regionale del 2015, non si poteva non soffermarsi su quanto accaduto a Messina alla fine di ottobre. Una prima rottura del condotto Fiumefreddo ha lasciato senza acqua la città, poi rimasta a secco nuovamente a distanza di poco tempo per un secondo malfunzionamento. Tante polemiche, soprattutto da parte del sindaco Renato Accorinti e del Codacons, assalto alle risorse d’acqua dei supermercati e intervento con le autobotti sono stati i segni di un vero e proprio disastro sociale. Inutili i lavori di tecnici ed esperti: la costruzione di un bypass, infatti, non ha sortito grandi effetti. Anche quest’ultimo, infatti, ha riportato diverse volte guasti e rotture. La situazione oggi sembra essere migliorata, ma non si è ancora tornati alla normalità.

La realtà sociale in cui viviamo evidenzia difficoltà economiche e sociali da bollino rosso. Ma il buon auspicio, la speranza e l’idea che si possa sempre migliorare sono quelli con cui iniziamo questo 2016.

Andrea Lo Giudice

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