CATANIA – Ieri sera le strade del centro di Catania sono state attraversate da un partecipato corteo contro la violenza di genere, che ha visto la presenza di circa duemila persone. La manifestazione è stata promossa da Non Una Di Meno Catania, dal Consultorio Autogestito Mi Cuerpo Es Mio e dal collettivo Spine nel Fianco, in risposta ai recenti e drammatici femminicidi di Sara e Ilaria. Eventi simili si sono svolti in tutta Italia.
“Due femminicidi in meno di 24 ore – dichiara Lara, attivista di Non Una Di Meno – non sono frutto di casi isolati, raptus o gelosia. Sono il risultato di una cultura patriarcale, di possesso e controllo, che opprime e decide sui nostri corpi e sulle nostre vite. Il femminicidio è solo la punta dell’iceberg di una violenza quotidiana, diffusa in ogni ambito. Non ci bastano i minuti di silenzio o le parole vuote delle istituzioni: chiediamo prevenzione, educazione sessuo-affettiva e il rafforzamento di reti e spazi transfemministi. Non vogliamo la strumentalizzazione di uno Stato che è esso stesso patriarcale e violento”.
Il corteo ha attraversato le vie principali del centro, passando per luoghi simbolici come la sede di Fratelli d’Italia, la questura di via Ventimiglia e il Comune di Catania.
“Abbiamo scelto di sanzionare la sede di Fratelli d’Italia – spiega Benedetta del Consultorio Autogestito Mi Cuerpo Es Mio – perché, come partito di governo, è corresponsabile della violenza istituzionale contro i nostri corpi. Lo dimostrano anche le dichiarazioni del ministro Nordio, che ha legittimato stereotipi razzisti sull’origine della violenza di genere, ignorando che il 74% dei femminicidi è commesso da uomini italiani. La verità è che il comune denominatore è il genere: sono uomini. E sono uomini anche molti appartenenti alle forze dell’ordine, che troppo spesso non ascoltano, non credono o colpevolizzano le donne che denunciano. Le testimonianze affisse davanti alla questura raccontano proprio questo. In piazza Duomo abbiamo acceso candele con frasi come ‘Sorella non sei sola’ e bruciato ritagli di giornale che raccontano i femminicidi in modo tossico, colpevolizzando le vittime o giustificando i carnefici”.
Il corteo si è concluso in un momento di forte impatto emotivo e simbolico, con canti, slogan e azioni di protesta silenziosa.
“L’educazione sessuale e affettiva è fondamentale per combattere alla radice la violenza di genere – sottolinea Sarah, del collettivo Spine nel Fianco –. Scuole e università devono essere i luoghi da cui partire per costruire una cultura del consenso. Vogliamo riappropriarci delle strade, della nostra rabbia e del nostro dolore, perché solo insieme possiamo trasformarli in forza e cambiamento. Ci vorrebbero in silenzio e isolate, ma la sorellanza ci salva. Abbiamo scelto di fare rumore, insieme, per tutte le sorelle che non ci sono più”.
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