Aggressione ai dipendenti pubblici e sanitari, Fsi-Usae: “Chiediamo più sicurezza”

CATANIA – L’aggressione avvenuta ieri pomeriggio alle 14 all’ospedale Vittorio Emanuele di Catania, che ha avuto per protagonisti due familiari di un paziente, ha riacceso il dibattito riguardo alla violenza nei confronti di dipendenti pubblici, in particolar modo quelli del comparto sanitario.

La Fsi-Usae, Federazione Sindacati Indipendenti aderente alla Confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei, sindacato maggiormente rappresentativo firmatario del Ccnl sanità e presente in tutti i comparti lavorativi, del pubblico impiego e del privato, torna a far sentire la sua voce.

“La federazione chiede nuovamente più sicurezza per mettere un freno agli episodi di violenza, fisica o verbale – si legge nella nota –, di cui sono vittime i dipendenti pubblici di tutti i settori, dalla sanità agli enti locali, dai trasporti urbani alle poste. Una situazione che riguarda soprattutto i dipendenti dei pronto soccorso, cioè quelli che curano e assistono i pazienti. Aggressioni che provocano l’interruzione di pubblico di servizio sanitario mettendo a rischio la vita degli altri pazienti che assistono impotenti e terrorizzati a queste violenze, nel luogo dove invece, per non commettere errori, dovrebbe regnare silenzio e calma. Senza dimenticare la totale mancanza di sicurezza nei parcheggi interni all’ospedale Vittorio Emanuele. Questione, quest’ultima, segnalata più volte alla direzione generale.”

“Abbiamo inviato più volte note alla direzione del Policlinico Vittorio Emanuele – continua la nota –, elencando le criticità e la richiesta di assumere vigilantes proprio all’interno del pronto soccorso. È necessario assumere altri vigilantes, questa tensione non consente prevenzione, né la gestione della situazione in tempo reale.Dalla Fsi-Usae arriva la richiesta di tolleranza zero e l’impegno della direzione di garantire più sicurezza sia per i dipendenti che per i pazienti e visitatori. È necessaria l’istituzione di un tavolo permanente sulla sicurezza aziendale e la sottoscrizione di un accordo sulla gestione degli episodi di aggressione verso gli operatori. Inoltre chiediamo che chi si renda colpevole di aggressione o minaccia verso il personale possa essere denunciato dalla direzione, in quanto datore di lavoro e quindi diretto responsabile della sicurezza.”

Ma la problematica non riguarda solo i dipendenti sanitari, perché qualche giorno fa è stata aggredita un’autista dell’Amt, una delle poche donne tra l’altro alla guida dei bus urbani, in via Etnea. Presunta giustificazione del gesto l’aver chiesto semplicemente di spostare un’auto che ostacolava il transito del bus, e così l’aggressore, afferrandola da un braccio, ha tentato di farla scendere insultandola. La signora si è chiusa dentro e ha chiamato la polizia.

Il Segretario Regionale della Fsi-Usae Calogero Congilio dichiara: “Una storia, purtroppo, che a Catania, si ripete. Come nei pronto soccorso degli ospedali anche tra le forze di polizia municipale, in prima linea a contatto con il pubblico, si tratta spesso di gravissimi casi di inciviltà. È inconcepibile che, ancora oggi, dopo appelli, denunce, richieste di incontri con i prefetti e comunicati stampa, i lavoratori che operano, in prima linea, per la tutela del cittadino, siano oggetto di aggressioni. Ancora una volta ci ritroviamo a raccontare e denunciare episodi in cui lavoratori, armati solo di competenza, serietà e professionalità, si scontrano con l’arroganza e la prepotenza di chi conosce solo il linguaggio della violenza. Aggressioni come queste fanno emergere quanto importante sia il rispetto delle regole per la sicurezza delle persone che lavorano. Il prezzo che si paga per le scarse condizioni di sicurezza spesso è drammatico, addirittura a volte si paga con la vita di lavoratori incolpevoli”. “Abbiamo chiesto con urgenza agli Organi Competenti, Prefettura e Questura, di aprire il Tavolo Prefettizio per adeguare la norma anche in questi settori.”