ADRANO – Altro duro colpo alla criminalità organizzata: 8 persone sono state arrestate per estorsione e associazione a delinquere. Tutti elementi appartenenti al clan Scalisi, operante sul territorio di Adrano e alleata alla famiglia Laudani di Catania.
L’indagine “Time Out”, iniziata nel maggio 2011 e terminate nell’aprile del 2012, hanno permesso di ricostruire l’organizzazione della cosca e di individuare un tentativo di estorsione ai danni di un imprenditore che aveva l’appalto per dei lavori sulla strada S.P. 231. In quell’occasione sono furono arrestati due membri degli Scalisi.
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Il gruppo, facente capo a Giuseppe Scarvaglieri, è stato già ridimensionato nel 2009 a seguito dell’operazione “Terra Bruciata”, che ha portato all’arresto 15 persone.
Nonostante fosse detenuto, il leader continuava a impartire ordini alla famiglia su come gestire le attività illecite sul territorio attraverso l’intermediazione del fratello Antonio e della madre Carmela Scalisi. Tuttavia, per evitare che le indagini potessero risalire ai familiari, Scarvaglieri aveva cambiato la sua strategia per il controllo dell’area.
In quest’ottica, aveva affidato a Giuseppe Santangelo il compito di guidare la cosca e le operazioni criminose. Ma alla sua morte, il 20 agosto 2014, il clan Scalisi ha vissuto un momento di difficoltà per la mancanza di un capo carismatico.
Questa debolezza è stata decisiva per le indagini, risultate difficili per la scarsa collaborazione delle vittime di estorsione. Nella zona di Adrano, infatti, non ci sono associazioni anti racket e in pochi denunciano le attività criminose.
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Ecco i nomi:
- Giuseppe Scarvaglieri, “Pippu ‘u zoppu”, già detenuto
- Pietro Maccarrone, “Fantozzi”, sorvegliato speciale
- Francesco Coco, “Ciccio mafia ”, già detenuto
- Alfio Di Primo, “Pisciavino”, già detenuto
- Pietro Severino, “ ‘u Trummutu”, già detenuto
- Gaetano Di Marco, “Caliddu”
- Massimo Di Guardia, già detenuto
- Davide Di Marco, già detenuto