CATANIA – Scatta l’allarme per il crescente abuso di psicofarmaci che negli ultimi tempi, soprattutto tra i giovani, sono spesso usati non solo per un uso strettamente medico, ma anche per scopi “ricreativi“. Cresce quindi la preoccupazione degli esperti che hanno segnalato un evidente aumento del fenomeno, caratterizzato da un utilizzo scorretto degli psicofarmaci che possono rivelarsi estremamente dannosi per la salute di chi li assume senza essere consapevole dei rischi a cui va incontro.
Ultimamente l’utilizzo degli psicofarmaci è ritornato sotto i riflettori non solo per l’evidente aumento di persone che ne fanno un uso inconsapevole, ma anche per altre ragioni, di natura decisamente diversa: l’argomento è tornato al centro del dibattito proprio a seguito delle dichiarazioni di Fedez che nelle scorse settimane ha raccontato la sua drammatica esperienza provocata dalla brusca sospensione degli psicofarmaci che gli erano stati prescritti: è anche per questo che oggi molti si chiedono cosa sia l’effetto rebound a cui il cantante ha accennato sui social.
La parola alla psichiatra Rosanna Savoca
Proprio per fare chiarezza e dare tutte le risposte che cerchiamo, è intervenuta ai microfoni di NewSicilia la dottoressa Rosanna Savoca, medico specializzato in Psichiatria e Psicoterapia e responsabile del Ser.T. Catania 1. La psichiatra ha fatto il punto della situazione, analizzando nel dettaglio le cause e le conseguenze del crescente fenomeno.
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Da cosa può dipendere il notevole incremento di giovani che fanno uso di psicofarmaci, a volte anche solo per scopi “ricreativi”? Quali sono le cause a cui si può ricondurre la preoccupante crescita di tale fenomeno?
“Le cure farmacologiche nel campo della salute mentale, anche per gli adolescenti, sono fondamentali. Diverso è il problema dell’uso di psicofarmaci utilizzati senza alcun controllo, per uso ricreativo, che mette a rischio la propria salute e la propria vita. Recentemente la Società Italiana di Neuro-Psico-Farmacologia (SINPF), nell’ultimo congresso di gennaio scorso, ha approfondito l’analisi del fenomeno, le sue cause e le possibili soluzioni. Il fenomeno, secondo gli studi, è in crescita costante e questo anche perché gli psicofarmaci sono troppo spesso disponibili in casa perché vengono assunti dagli adulti, possono essere facilmente acquistati su internet ma anche recuperati per strada“.
“Il consumo di psicofarmaci – ha continuato – è aumentato notevolmente con la pandemia, spesso viene associato ad altre sostanze psicoattive (alcool e sostanze stupefacenti) con il verificarsi di comportamenti di discontrollo. Per gli adolescenti, molto colpiti dalle limitazioni dovute alla pandemia, sono aumentati disturbi come ansia, depressione e disturbi dell’umore. I farmaci vengono pertanto utilizzati come un modo per superare i propri limiti, migliorare le performance scolastiche e l’autostima con modalità autogestite al di fuori del controllo degli adulti e della famiglia e conseguenti rischi per la salute“.
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Cosa si intende per effetto rebound?
“L’effetto rebound si realizza quando un farmaco viene sospeso bruscamente e senza gradualità. Per tale motivo i sintomi che erano scomparsi a seguito del trattamento, si ripresentano di gravità superiore. Il corpo cerca di ritornare al suo stato basale ma ha bisogno di un tempo adeguato per riadattarsi. È più frequente che l’effetto rebound possa verificarsi in caso di abuso di un farmaco o assunzione ‘fai da te’. I sintomi si presentano già dopo 24-96 ore e possono durare alcune settimane. Nel caso delle benzodiazepine, dopo brusca sospensione si possono manifestare ansia, attacchi di panico, insonnia e altri sintomi somatici di varia intensità“.
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Prima di far uso di psicofarmaci è sempre importante essere consapevoli degli effetti collaterali. Quali sono le principali conseguenze a cui si può andare incontro?
“Gli psicofarmaci vanno sempre prescritti e gestiti esclusivamente dal medico. Poiché agiscono
alterando la neurochimica del cervello, generano cambiamenti non solo funzionali, ma anche
strutturali sul sistema nervoso, in particolare quando assunti durante l’età evolutiva. Il meccanismo
d’azione attraverso il quale gli psicofarmaci producono i loro effetti terapeutici è diverso secondo la
classe e il tipo di psicofarmaco considerato“.
“È importante informare correttamente il paziente – ha proseguito la dottoressa – sui possibili effetti collaterali, in genere di breve durata e intensità, ma soprattutto è importante informarlo che è assolutamente controindicato associare l’assunzione di psicofarmaci con bevande alcoliche. Questa è una pratica molto diffusa perché l’assunzione contemporanea di alcol e benzodiazepine può dare la sensazione iniziale di stare meglio, salvo poi determinare una profonda sedazione e fenomeni ipotensivi anche gravi. Assolutamente sconsigliato infatti quando si guida l’automobile o un motorino perché si registra una marcata riduzione dei riflessi“.
“Inoltre le benzodiazepine, che sono tra i farmaci più abusati sia in adolescenza che in età adulta, se assunte per lungo periodo (oltre 4 settimane) determinano spesso una dipendenza fisica e psicologica. L’uso prolungato è correlato a deficit cognitivi, incidenti stradali e domestici, cadute accidentali“.
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In base alla sua esperienza e alle sue conoscenze, quale potrebbe essere una valida soluzione per ridurre l’abuso di psicofarmaci?
“Sicuramente avviare campagne di sensibilizzazione e counselling mirate ai pazienti, ai giovani in particolare ma anche alla cittadinanza in generale, attraverso la realizzazione di interventi territoriali integrati e di rete tra tutti gli Enti pubblici (comuni, scuole, parrocchie) e privati (organizzazioni del volontariato, Enti ausiliari, cooperative sociali) che si occupano di tossicodipendenza e di disagio giovanile. Anche le farmacie dovrebbero vigilare attentamente sulle ricette per l’alto rischio di contraffazione e uso improprio delle stesse“.
“L’U.O.C. Servizio Territoriale Dipendenze Patologiche, diretta dal dott. Fabio Brogna, afferente al Dipartimento di Salute Mentale, diretto dal dott. Carmelo Florio, promuove, programma e coordina gli interventi e i progetti nell’ambito delle dipendenze patologiche, riguardanti la prevenzione, la cura, la riabilitazione, il reinserimento sociale e la riduzione del danno messi in atto dalle Unità Operative Ser.T. distribuite sul territorio. Per dipendenze patologiche si intendono quelle da sostanze illegali (eroina, cocaina, cannabinoidi, ecstasy, ecc.), le dipendenze da sostanze legali (alcool, tabacco, psicofarmaci) e le dipendenze ‘senza sostanze‘ (gioco d’azzardo patologico, shopping compulsivo, disturbi del comportamento alimentare, disturbi del comportamento sessuale compulsivo, ecc.)“.
“I Servizi per le dipendenze – ha aggiunto la psichiatra – operano sul territorio, dispongono di diverse figure professionali qualificate e specializzate, medici, psicologi, assistenti sociali, educatori, infermieri e altro personale di supporto, fornendo prestazioni diagnostiche, di supporto psicologico e terapeutiche. Si dovrebbero investire maggiori risorse nell’ascolto e nella presa in carico dei giovani adolescenti, evitando lo stigma sociale e il pregiudizio nei confronti dei trattamenti farmacologici e psicologici“.
“L’attenzione al benessere psicologico di ragazze e ragazzi andrebbe perseguito con dei progetti di promozione della salute, attivazione di risorse individuali e dei fattori di protezione e riduzione dei fattori di rischio. Importante incentivare il Riconoscimento e l’Intervento Precoci (RIP) con l’obiettivo di rilevare, con il maggior anticipo possibile, sviluppi e condizioni sfavorevoli o comportamenti problematici per poi trovare strumenti di aiuto adeguati per un sano sviluppo e una buona integrazione sociale“.
“I professionisti dei Ser.T. operano nelle scuole secondarie superiori all’interno del CIC – Centro di Informazione e Consulenza, istituito dal DPR 309/90, la cui funzione è quella di offrire agli studenti informazioni educative, sanitarie e di vario genere, riguardanti anche aspetti associativi e impiego del tempo libero, e offrire consulenza in caso di difficoltà o problemi psicologici per un successivo invio mirato ai servizi specialistici“.