CATANIA – Sedici anni e due mesi di reclusione: è questa la condanna inflitta dalla seconda sezione penale del Tribunale di Catania, presieduta da Santino Mirabella, a Piero Alfio Capuana, 79 anni, noto come il “santone”, accusato di aver commesso abusi sessuali su minorenni all’interno di una comunità di ispirazione cattolica. La sentenza arriva al termine del processo di primo grado nato dall’inchiesta “12 apostoli”, condotta dalla Polizia postale etnea.
La condanna per Piero Alfio Capuana
Secondo l’accusa, rappresentata in aula dalle pm Agata Consoli e Anna Maria Ciancio, Capuana avrebbe plagiato le vittime presentandosi come un “arcangelo” reincarnato e spacciando gli abusi per rituali di purificazione.
Condannate anche tre donne ritenute sue collaboratrici:
- Fabiola Raciti: 15 anni e 2 mesi di reclusione;
- Rosaria Giuffrida: 9 anni e 4 mesi;
- Katia Concetta Scarpignato: 7 anni.
Alcuni capi d’imputazione sono stati invece dichiarati prescritti o caduti.
La sentenza
Il collegio giudicante ha inoltre disposto per tutti gli imputati l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ma anche da qualsiasi incarico in scuole o strutture frequentate da minorenni. Dopo aver scontato la pena, per due anni non potranno avvicinarsi a luoghi abitualmente frequentati da minori. E soprattutto dovranno comunicare alla polizia giudiziaria la loro residenza e ogni eventuale spostamento.
Gli imputati sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni, da stabilirsi in separata sede, nei confronti delle 14 parti civili, tra cui la Diocesi di Acireale. Il Tribunale ha infine disposto la trasmissione alla Procura degli atti relativi a dieci testimoni, per valutare eventuali reati da parte loro.
Il ricorso
L’avvocato difensore di Capuana, Mario Brancato, ha annunciato il ricorso in appello, ribadendo la “ferma convinzione” che i giudici di secondo grado e la Corte europea dei diritti dell’uomo, presso cui è già stato presentato un ricorso, possano “esaminare ogni elemento escluso e garantire un giudizio realmente imparziale”.
“Con fiducia nella giustizia – ha dichiarato Brancato – continueremo a perseguire la verità con chiarezza, rigore e rispetto dei principi fondamentali dello Stato di diritto”.