Siamo in guerra contro il Coronavirus: i guariti e la lunga attesa per la fine della quarantena

CATANIA – Guariti che non possono uscire di casa e attese apparentemente “infinite” dopo il primo tampone che attesta la negatività al Coronavirus: è lo scenario che in molti lamentano a Catania (e non solo), ma dietro ci sono dettagli che ben pochi possono conoscere appropriatamente.

Con circa 50mila casi tra quarantenati e positivi in Sicilia, diventa sempre più complesso gestire l’enorme flusso di lavoro senza qualche “intoppo“. E no, non è il solito problema locale a cui rispondere con “Solo in Sicilia accadono cose simili”: a lottare contro l’emergenza sanitaria, che tanti hanno definito una vera e propria “guerra”, è il mondo intero. Quel che vediamo in Sicilia, attualmente “zona arancione” tra le più a rischio in Italia, quindi, non è molto diverso da ciò che accade in tutto il mondo.

Ogni procedura, iter e quadro delle tempistiche ha la sua motivazione e, purtroppo, i suoi problemi. Dato il recente mutamento del quadro pandemico in Italia, lo scorso 12 ottobre è stata pubblicata una nuova Circolare del Ministero della Salute (visualizzabile qui) con le nuove indicazioni riguardo la durata e il termine dell’isolamento e della quarantena.

Quanto tempo attendere? La differenza tra quarantena e isolamento

Prima di iniziare a parlare di tempi e di certificazioni, è importante chiarire la differenza tra quarantena e isolamento.

  • Isolamento dei casi di documentata infezione da SARS-CoV-2 si riferisce “alla separazione delle persone infette dal resto della comunità per la durata del periodo di contagiosità, in ambiente e condizioni tali da prevenire la trasmissione dell’infezione”.
  • Il termine quarantena, invece, si riferisce “alla restrizione dei movimenti di persone sane per la durata del periodo di incubazione, ma che potrebbero essere state esposte a un agente infettivo o a una malattia contagiosa, con l’obiettivo di monitorare l’eventuale comparsa di sintomi e identificare tempestivamente nuovi casi”.

L’ultima Circolare del 12 ottobre, dopo aver proposto la differenza, spiega i provvedimenti previsti in base ai singoli casi, dai positivi asintomatici fino al comportamento che devono tenere le persone venute a stretto contatto con una persona affetta da Covid-19

Casi positivi asintomatici

Le persone asintomatiche risultate positive alla ricerca di SARS-CoV-2 possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare con risultato negativo (10 giorni + test).

Casi positivi sintomatici

Le persone sintomatiche risultate positive alla ricerca di SARS-CoV-2 possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi (non considerando anosmia e ageusia/disgeusia, che possono avere prolungata persistenza nel tempo) accompagnato da un test molecolare con riscontro negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi (10 giorni, di cui almeno 3 giorni senza sintomi + test).

Casi positivi a lungo termine

Le persone che, pur non presentando più sintomi, continuano a risultare positive al test molecolare per SARS-CoV-2, in caso di assenza di sintomatologia (fatta eccezione per ageusia/disgeusia e anosmia 4 che possono perdurare per diverso tempo dopo la guarigione) da almeno una settimana, potranno interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi. Questo criterio potrà essere modulato dalle autorità sanitarie d’intesa con gli esperti in casi specifici.

Contatti stretti asintomatici

I contatti stretti di casi con infezione da Coronavirus confermati e identificati dalle autorità sanitarie, devono osservare:

  • un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso; o
  • un periodo di quarantena di 10 giorni “dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno”.

Raccomandazioni

Il Ministero della Salute raccomanda di:

  • eseguire il test molecolare a fine quarantena “a tutte le persone che vivono o entrano in contatto regolarmente con soggetti fragili e/o a rischio di complicanze;
  • prevedere accessi al test differenziati per i bambini;
  • non prevedere quarantena né l’esecuzione di test diagnostici nei “contatti stretti di contatti stretti di caso” (ovvero non vi sia stato nessun contatto diretto con il caso confermato), a meno che il contatto stretto del caso non risulti successivamente positivo a eventuali test diagnostici o se “si renda opportuno uno screening di comunità”.
  • promuovere l’uso della App Immuni.

Ritardi

Come è noto, prima di poter avere la certezza di poter uscire in tutta serenità, è necessario il rilascio di un certificato di fine isolamento (utile anche ai fini del rientro a lavoro).

Ed è questo spesso il punto più complicato. Serve, infatti, un’autorizzazione dell’Asp locale prima di poter procedere. I tanti casi registrati nelle ultime settimane non hanno fatto altro che provocare ulteriori disagi, purtroppo inevitabili.

Tanta è anche la confusione sul ruolo dei medici di famiglia e sui casi in cui questi possano procedere al rilascio del documento. In una fase di adattamento e di difficoltà, è bene consultare i documenti del Ministero della Salute per conoscere le direttive nazionali.

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