CATANIA – L’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus ha causato ingenti danni economici alle attività di tutti i settori, andando a colpire in modo particolarmente grave quello dei servizi.
Il settore del turismo è quello che ha subìto i maggiori danni soprattutto perché tagliato fuori dalla maggior parte dei Dpcm emanati dall’inizio della pandemia a oggi. Ciò che si è verificato è che gli operatori del settore non sono mai stati obbligati a chiudere, ma le condizioni che si sono verificate non hanno permesso loro di lavorare.
“Crociere annullate, così come le gite scolastiche e il turismo organizzato sul territorio regionale bloccato. In pratica non possiamo lavorare ma nessuno ci obbliga a chiudere perché questo comporterebbe dover stanziare degli aiuti anche per noi“, denuncia Fabrizio Bruno, socio dell’Officina del Viaggio, tour operator e agenzia di viaggi di Catania.
“I fondi stanziati dal Mibact e gli aiuti previsti dal Bonus Sicilia ci escludono dalla possibilità di richiedere sostegno economico perché noi abbiamo avviato l’attività a gennaio del 2020 mentre ai bonus possono accedere coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 31 dicembre 2019 – prosegue Bruno -. Nel nostro caso specifico si è verificato un ulteriore danno, perché oltre ai costi di avviamento e al rischio di impresa, a pochi mesi dall’apertura ci siamo ritrovati a fronteggiare una pandemia mondiale“.
La tragica condizione dell’imprenditore catanese converge con quella di numerose attività dello stesso settore, che da ben otto mesi non percepiscono nulla: “Da febbraio non abbiamo ricevuto un centesimo e i pochi mesi di apertura estiva, luglio e agosto, abbiamo venduto pochi pacchetti e solo in Sicilia. L’ordinanza regionale che obbligava alla quarantena coloro che rientravano dalla Grecia e Croazia ha contribuito negativamente perché ha portato a numerose cancellazioni di viaggi già programmati”.
“Mille euro, una tantum per le ditte individuali, 2mila euro per le società e il ristoro del 400% del ristoro: sono queste le richieste che stiamo portando avanti con un’associazione creata negli ultimi giorni a livello nazionale, così come si sta verificando con tutte le altre aziende del settore. In pratica chiediamo solo di essere equiparati agli altri imprenditori“, procede Bruno.
A gravare ulteriormente sulla condizione di disagio che si è venuta a creare è la mancanza di comunicazione con le istituzioni nazionali che pare non forniscano alcuna risposta concreta agli imprenditori. A essere a rischio è tutto l’indotto che ruota attorno al mondo del turismo – pilastro portante del sistema economico italiano -: alberghi e strutture ricettive, ristorazione, trasporti, musei e siti archeologici sono a rischio: “Il turismo rappresenta il 13% del pil nazionale e il nostro settore conterà i danni del Coronavirus per molto tempo ancora“, conclude Fabrizio Bruno.
Fonte immagine Regione Siciliana
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