CATANIA – Riflettori ininterrottamente puntati sulla sanità nazionale e locale. Diversi gli approfondimenti che si sono susseguiti nei giorni precedenti in merito al nuovo accordo tra Fimmg (Federazione Italiana Medici di Famiglia) e Governo, sull’esecuzione dei tamponi da parte dei medici di famiglia. In Sicilia è già avvenuto l’incontro per definirne le modalità di esecuzione su base territoriale e la partenza è prevista a breve. Una manovra che, però, ha suscitato anche qualche tensione.
Nello specifico, un servizio giornalistico lanciato da un’emittente del Nord ha fatto scattare la rabbia di numerosi medici, anche di Catania. La giornalista ha riportato che i medici aderiscono a tale accordo solo per guadagnare più soldi senza avere rispetto per la propria mansione e per il giuramento di Ippocrate: “Il virus è materia dei colleghi negli ospedali e visto che non possono rifiutare adesso, perché chiesto dal Governo, i medici di famiglia chiedono i soldi per i tamponi. Povero Ippocrate”.
Un’affermazione che ha reso furioso anche il medico generico catanese Lello Spoto, che non è rimasto in silenzio di fronte alle parole della giornalista, destinandole persino una lettera. Proprio Spoto è intervenuto ai nostri microfoni per spiegare meglio la situazione: “Il discorso è molto semplice. Siamo stati totalmente abbandonati e c’è soltanto denigrazione nei confronti del medico di famiglia, non capisco per quale motivo. Sembra che noi non abbiamo fatto niente e non stiamo facendo niente, quando a livello nazionale molti medici hanno perso la vita. Se c’è da visitare un paziente lo si visita ma prima si fa il triage, tecnica che stiamo mettendo in atto noi a Catania. La giornalista non capisce che, sebbene un medico guadagni di più, a fine anno lo Stato ci sottrae il 50% dunque non c’è un guadagno come vogliono far credere”.
“In merito all’accordo, dico che hanno fatto una gaffe enorme. Quello che io penso è che una volta negli anni Sessanta esistevano i sindacati, c’erano i tre partiti e la classe operaia. I sindacalisti indicevano le assemblee e chiedevano la votazione di tutti, successivamente andavano prese le decisioni di comune accordo informando tutti i loro iscritti tesserati. Loro invece non hanno informato nessuno, con chiunque parlo di iscritto alla Fimmg emerge che nessuno è stato informato. Attualmente con le email e WhatsApp è facile mettersi in contatto con tutti i tesserati, chiedere un loro parere e dunque agire in rapporto alla maggioranza. Chi ha fatto queste proposte ha dimostrato di essere un ignorante totale in materia perché non capisce che invece di contenere la pandemia, si fa di tutto per farla espandere”.
“Nessuno mai dei medici si è ritirato dal proprio dovere. C’è il giuramento di Ippocrate, dove tutti i medici mettono a disposizione la vita per i pazienti dunque noi siamo disposti a fare i tamponi come previsto dall’accordo ma fuori dai nostri studi perché sono tutti inadeguati. Molto illogico fare i tamponi in un condominio. A me i condomini dicono che se ho intenzione di fare i tamponi devo cercare un altro studio medico perché non si può portate il virus qui”.
“Parlando per me, ho preso la decisione che do la mia disponibilità ma solo se mi danno strutture dell’Asp o del Comune e tutti i dispositivi necessari. Per questo tipo di vestiario ci vogliono due persone che si vestano reciprocamente, non può essere una persona da sola. Siamo arrivati all’esaurimento totale e nemmeno un timido grazie, un riconoscimento. Stiamo sopperendo le difficoltà delle amministrazioni, che magari non hanno colpa, io non le critico, però stiamo cercando di sopperire i deficit delle strutture e delle Asp. A noi non toccherebbe assolutamente, perché nell’accordo nazionale non è previsto che noi dobbiamo fare i tamponi che sono delle cose che riguardano i laboratori di analisi e noi non abbiamo nulla a che fare con una diagnostica di laboratorio. Il tampone lo si impara subito a effettuarlo, ma voglio fare capire che non tocca a noi fare la diagnostica in questi casi, bensì ai laboratori di analisi che sono convenzionati. La nostra zona è ricca di laboratori, perché non glieli fanno fare? Perché non dare l’autorizzazione per i tamponi se i laboratori sono adeguati all’esecuzione? A loro non lo fanno fare e lo fanno fare per forza a noi”.
I tamponi sono gratuiti per i pazienti e a noi darebbero 18 euro a tampone se fatto in ambito ambulatoriale, 12 euro in Asp o in altra sede, ma non è la questione economica che conta. Se fossimo stati nel Congo ci si mette subito a disposizione visto che non c’è nulla, ma mi pare che la sanità attuale è ben predisposta su certe cose e la stanno distruggendo. Lo Stato ha concordato milioni di euro per la diagnostica in ambulatorio ma a cosa serve, in due giorni di corso si potrebbe imparare a fare un’ecografia ma se non siamo specializzati non si può. Non funziona la telemedicina: io non posso fare un esame senza vedere il paziente in faccia, non mi assumo questa responsabilità quindi è un fallimento totale. La telemedicina si voleva fare anche prima del Coronavirus ma penso male io personalmente. Abbiamo la sanità che era la migliore al mondo dopo quella di Israele e l’hanno portata all’ultima sanità di tutto il mondo. Così si rischia. Perché non mettere al Pronto Soccorso il medico specialista invece di mettere il dentista, ma che senso ha. Certo è sempre un medico ma un conto è che si tratta di qualcuno che ha fatto la specializzazione in tal senso, altro conto è che si deve imparare sul campo con tanti anni di difficoltà e patemi d’animo. Comunque non voglio attaccare i colleghi ma ci sono delle cose che non quadrano e sono fuori luogo, senza senso ed è sbagliata la gestione sanitaria”.
“Il medico di base non si tirerà mai indietro, proprio in relazione al giuramento di Ippocrate però le amministrazioni e i clinici ospedalieri dovrebbero ricordare che le diagnosi si fanno a letto del paziente e non al telefono. Il soggetto va visto dal vivo. Ma ripeto non voglio attaccare nessuno però bisogna rivedere e rivalutare la figura del medico di famiglia. L’80%/90% dei medici generici siamo sul campo, abbandonati a noi stessi. Io visito ugualmente rischiando con le persone, sì faccio un triage ma non appena mi chiedono di andare a visitare non so dire di no. Vado a mani nude a visitare o nello studio o nelle loro abitazioni. Noi non abbiamo nessuna tutela, non abbiamo Inps e Inail. Se noi chiudiamo lo studio per sanificazione, i pazienti si perdono e nessuno ci paga. Eppure questi medici di base non sono così disgraziati come vengono descritti”.
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